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15 Aprile 2024 Comment Giulio Burato
genere: Hard Rock
anno: 2024
etichetta: Mighty Music
Tracklist:
"Somewhere To Hide"
"Shoot From The Hip"
"Tearaway"
"Black Wolf"
"Beauty Fool"
"Blood Red Sky"
"Saw You Hanging There"
"The Tide Is High"
"Pipe Down"
"Afterglow"
Formazione:
Kristian Johansen: voce
Claus Munch Hansen: batteria
Mikkel Sjus: basso
Oliver Hartmann Jakobsen: chitarra
Kristoffer Kristensen: chitarra
Arrivano dalla Danimarca i Junkyard Drive, alla quarta uscita discografica tramite l’etichetta Mighty Music.
Il nuovo album “Look at me now”, la cui copertina non è così fruibile come il titolo ci vorrebbe far intendere, si avvale dell’innesto dei chitarristi Oliver Hartmann Jakobsen e Kristoffer Kristensen. Il resto della band è quello già presente nel precedete album “Electric love” uscito nel 2022. Alla produzione c’è l’importante presenza di Søren Ardensen (Glenn Hughes/Mike Tramp).
La band danese propone un hard rock schietto che prende spunto da band Dirty Honey, The Dead Daisies, Lynch Mob, e per diverse sfaccettature ai loro più famosi connazionali D-A-D.
Si parte col vento in poppa con “Somewhere to Hide”, canzone viscerale con un vibro di chitarre tutto rock and roll. Skip sugli spari ai fianchi della vittima sacrificale; ebbene sì, “Shoot from the hip” stende l’ascoltatore col suo incedere tra AC/DC e Scorpions. Alla terza posizione della tracklist appare il primo singolo che riassume quanto detto per le precedenti due canzoni; ”Tearaway”, è appunto uno strappo con un pollice rivolto in su.
Un bell’accordo apre “Black wolf” che poi diventa ruvida con l’incedere robusto e graffiante delle sue chitarre. Segnali di melodia presenti in “Beauty fool” con quei coretti cari ai The Struts anche se la canzone è più vicina alle coordinate di The Cult o ai più recenti Bad Touch. Riassunto: un mix egregiamente riuscito.
Il vecchio lato B inizia con la polverosa “Blood Red Sky” dalle venature blues che sanno di Gary Moore nella sua struttura e con un assolo che sembra fatto da Slash. A proposito di strutture, quella di “Saw You Hanging There” ha un intro melodica che poi sfocia in una trama pregna di blues; il vocalist Kristian Johansen è pienamente centrato nella canzone con una prova maiuscola.
L’ottava traccia “Pipe Down”, dal ritornello semplice ma diretto, sembra nata da una band americana più che da una del nord Europa grazie alla sua matrice a stelle e strisce. “The Tide Is High “profuma di Jagged Edge Uk mentre lo tesso discorso di matrice americana lo si può fare per l’acustica “Afterglow” posta a fine scaletta; una canzone con un bridge sapientemente costruito che porta ad un delicato ritornello. Ottima conclusione per un bell’album di hard rock moderno e non scontato.
© 2024, Giulio Burato. All rights reserved.
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