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Recensione

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Steve Emm – Framework – Recensione

12 Marzo 2024 21 Commenti Samuele Mannini

genere: AOR
anno: 2024
etichetta: SteelHeart Records

Tracklist:

Silver Bullet
Freewheelin'
Class Of 84
Shining Heart
Street Talk
Cliffhanger
Dream Woman
Interceptor
Mannequin

Formazione:

Stefano Mainini All Vocals & Instruments

Ospiti:

Manuel Trabucco : Sax

Contatti:

Contatto per acquistare il cd QUI.

 

Fermi tutti! Io ho già trovato il disco AOR dell’anno, credetemi sarà difficile fare di meglio. Mi ricordo un po’ di tempo fa quando i Nestor fecero sensazione con il loro esordio e tutti li ad acclamare, ecco questo Framework impacchetta i Nestor, ci mette sopra un fiocco e lo spedisce nel dimenticatoio.

Che Stefano Mainini avesse classe ed inventiva da vendere, si era visto anche nei suoi due precedenti lavori, ma qui signori miei siamo su un livello più alto, qui si rasenta la perfezione e la sublimazione del suono degli eighties. Le melodie super catchy degli anni 80 sono miscelate con gli arrangiamenti e le delizie del Pop più raffinato, in un melange unico ed armonioso, con degli inserti di sax semplicemente deliziosi e funzionali .

L’etichetta e lo stesso Stefano definiscono il disco un insieme di canzoni da ‘colonna sonora’ come usava appunto in film e telefilm dell’epoca e se il sound e l’ambientazione sono sicuramente azzeccati, trovo addirittura la definizione riduttiva, perché se nelle colonne sonore c’è il film a fungere da ancoraggio per il ricordo, qui la canzone è totalmente autosufficiente ed anzi, il film ve lo potete addirittura immaginare voi.

Il track by track non ve lo faccio nemmeno per sogno, non voglio togliervi la soddisfazione di  scoprire questo gioiellino con le vostre orecchie, ma qui non manca davvero nulla, dal brano sincopato e più rock, alla canzone spaccacervello che vi troverete a canticchiare senza saperlo e, naturalmente, nemmeno mancano i lenti d’atmosfera. Io vi cito tre canzoni: Class Of 84, Shining Heart ed Interceptor, poi mi farete sapere se ho ragione…

In sintesi, non vi azzardate ad ignorare questo disco perché non è un nome noto o perché è italiano, in realtà è più americano lui di John Wayne 🙂 , e se la Frontiers lo ha utilizzato diverse volte come songwriter in progetti molto importanti…  ci sarà pure un perché. Quindi stereo a manetta, finestrini aperti, occhiali da sole e, chi li ha, capelli al vento pronti per avventurarsi nelle higway Usa con la vostra personale macchina del tempo.

 

© 2024, Samuele Mannini. All rights reserved.

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