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08 Febbraio 2024 2 Commenti Giorgio Barbieri
genere: Hard Rock/Heavy Metal
anno: 2024
etichetta: Nuclear Blast
Tracklist:
01 – Fallen angel
02 – At the mortuary
03 – Riding reaper
04 – A coffin has no silver linings
05 – Maculate heart
06 – The dead don’t speak
07 – Strange sister
08 – Nothing left to lose but my life
Formazione:
Johanna Platow Andersson: Vocals
Nicke Andersson Platow: Drums, Percussion, Guitars, Bass, Keyboards, Backing Vocals
Martin Nordin: Lead Guitars
Linus Björklund: Lead Guitars
Harald Göthblad: Bass
Contatti:
https://www.facebook.com/luciferofficial
https://www.instagram.com/lucifertheband/
https://www.youtube.com/@LUCIFERTheBand
https://luciferofficial.bandcamp.com/
Ma come, direte voi, i Lucifer su Melodic Rock.it? Ma sì, cari i miei mollaccioni, non abbiate paura, nessuno vuole spaventarvi con grugniti o chiese incendiate, la band formata nel 2014 da Johanna Sadonis, che ora oltre ad aver ripreso il proprio cognome originale Platow, ha assunto anche quello del coniuge, il tentacolare Nicke Andersson che conosciamo soprattutto per essere il fondatore di Entombed e The Hellacopters, non ha nulla che vedere con gli estremismi sonori che un monicker tale potrebbe far presagire, anzi, ultimamente è diventata una macchina da canzoni “orecchiabili”, pur mantenendo quella tenebrosità di fondo nelle atmosfere e nei testi, ma avvicinandosi sempre di più al lato hard rock e relegando a qualche riff il lato doom, ma procediamo con ordine.
L’attesa per questo quinto capitolo nella discografia della band oramai svedese a tutti gli effetti, seppur Johanna sia Berlinese, era stata resa incandescente per quanto mi riguarda, dall’uscita di quattro singoli, dei quali il primo addirittura lo scorso 17 Maggio 2023, tutto lasciava presagire una sterzata ancora più delineata verso l’hard rock settantiano, rispetto al già vintage “Lucifer IV” e se tanto mi dava tanto ci si trovava di fronte ad una sottospecie di capolavoro, ma adesso che l’album è uscito, le premesse sono state mantenute? In parte, sicuramente la qualità è alta, quello che manca è la voglia di stupire e mi spiego, in questo quinto lavoro i Lucifer si adagiano su di un hard rock settantiano levigato, dove la ricerca della melodia è sempre in primo piano e l’effetto sorpresa che in molti casi negli album precedenti ha fatto sì che i pezzi risultassero meno prevedibili della norma, qui viene diluito dalla voglia della band di toccare generi quali il blues, la nwobhm, il rock’n’roll, addirittura il garage, che implicano una certa semplicità, cosa che peraltro gli è venuta discretamente bene. ‘Fallen angel’ parte col botto, trainata da un riff appunto figlio della nwobhm e non perde un grammo di energia lungo tutti i poco più di tre minuti di durata, ma a far ritornare i Lucifer più luciferini, e la ripetizione è voluta, ci pensa quello che è stato il secondo singolo pubblicato, “At the mortuary” che inizia con un sinistro rintocco di campane sostenuto da un riff sabbathiano fino al midollo, salvo poi evolversi in hard rock di facilissima lettura e se ‘Riding reaper’ si mantiene su coordinate abbastanza canoniche, tanto da risultare il brano più inoffensivo dell’album, ecco arrivare ‘Slow dance in the crypt’, fumoso blues che da l’impressione di trovarsi in un malfamato bar di periferia, dove la musica del diavolo la fa da padrone e qui si comincia a stagliare quella macabra sensualità, seppur resa solare dal ritornello, a mio parere è questo terzo singolo a rappresentare il punto più alto di “Lucifer V”. Subito dopo, sorretta da un riff metalloso, arriva ‘A coffin has no silver linings” il primo singolo, dal titolo geniale, dall’andamento quadrato, ma tutto sommato ancora facilmente fruibile, sfrontato è l’aggettivo che mi viene in mente all’ascolto del quarto e ultimo singolo ‘Maculate heart’, che flirta con il sound anni sessanta e lo frulla con i Blue Oyster Cult, ecco, la band di Eric Bloom, con le dovute proporzioni, è quella che più ricorre nel sound dei Lucifer, aggiungendo pulsioni quasi pop rock ad un sentore di zolfo, cosa che ha caratterizzato tutta la sontuosa carriera degli autori di “Cultosaurus Erectus” e se ‘The dead don’t speak’ si insinua intrigante con un incedere tra il garage e l’hard rock, ‘Strange sister’ squarcia l’aere con un hard rock ammiccante, tagliato in due da un’intermezzo lugubre , ma pur sempre con un fondo di positività, infine arriva la drammatica e seducente chiusura con ‘Nothing left to lose but my life’, che si basa ancora su un blues ammiccante e ricco di intensità e che sfocia in un crescendo in cui il brano va a perdersi.
Per chi ha seguito i Lucifer fin dal primo album, probabilmente questo album rappresenterà qualcosa di banalotto o tuttalpiù immaginabile, mentre chi apprezza il loro lato smaccatamente rock, troverà qualcosa con cui trastullarsi al di fuori dei canoni e dei generi trattati qui, per quanto mi riguarda, pur non gridando al miracolo, apprezzo la capacità della band di miscelare sapientemente le tematiche occulte con una musica a tratti vicina al pop rock, senza sfigurare e apprezzo ancor di più la produzione volutamente vintage, con suoni crudi e diretti, senza trigger e ammennicoli vari che purtroppo, in molti casi, mamma Nuclear Blast impone ai propri gruppi, quindi, ben vengano album come “Lucifer V” che ci fanno riscoprire il rock vero e viscerale!
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