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04 Gennaio 2024 Comment Samuele Mannini
genere: Melodic Rock
anno: 2024
etichetta: Rockshots
Tracklist:
1. The Way To Rock
2. How Long?
3. Road To Redemption
4. Believer In Love
5. Moonlight Dreamers
6. The Animal
7. Too Late
8. Mr.Fantastic
9. Winter In May
Formazione:
Massimo Marchetti: Guitars and Choirs (All)
Igor Piattesi: Vox and Choirs (1,2,4,6,7,8,9)
Caterina Minguzzi: Vox and Choirs (1,2,4,5)
Mirko Marchetti: Vox and Choirs (Song Nr. 9)
Luca Nicolasi: Bass Guitar (All)
Giacomo Calabria: Drums (All)
Alessio Mosconi: Keyboards (1,2,4,5)
Emanuele Lo Verde: Keyboards (6,7,9)
Andrea Lo Verde: Keyboards (8)
Special guest, Samuele Benini: Piano solo (5)
“Last in Time è un progetto formato nel 2021 come band in studio, con l’obiettivo di registrare brani originali nel genere Progressive e Classic Rock/AOR. A capo del progetto c’è Massimo Marchetti, autore, produttore e arrangiatore dei brani del gruppo. Il progetto ha una formazione diversificata, in quanto è stato gestito come una All-star band, al fine di garantire che ogni canzone avesse un diverso tocco artistico. Infatti, la possibilità di avere più voci, tra cui una femminile, ha ampliato notevolmente la proposta compositiva delle canzoni, consentendo una gamma di generi e sfumature.” Questo è quello che viene dichiarato dalla band sulle note che accompagnano il promo e bisogna dire che è quello che mi ha incuriosito maggiormente, perché chi legge i miei articoli certamente saprà che adoro queste commistioni di genere, secondo me utili al rilancio di una scena che ultimamente soffre di una grigia ripetitività.
In effetti sia la presenza di vari interpreti vocali, sia le eclettiche capacità compositive della band, si notano fin dal primo ascolto proponendo un ampio ventaglio sonoro che spazia dall’ aor di stampo eighties, fino ad arrivare a riff al limite del metal, il tutto condito da ritmiche certamente non canoniche che indubbiamente guardano al prog metal degli anni 90. I pezzi si alternano vari tra loro senza seguire un concept predefinito ed, a mio orecchio, sembra che vengano fuori da epoche diverse, mostrando così caratteristiche derivanti dalle diverse sfaccettature del mondo hard rock. Prendiamo per esempio l’opener The Way To Rock, che sembra scrutare ad orizzonti ottantiani con il suo coro anthemico, ma anche la struttura estremamente dinamica di The Animal rimanda ai classici dei tempi che furono, mentre gli echi Whitesnake si odono in Too Late. In tutto ciò spiccano Believer In Love e Moonlight Dreamers, entrambi interpretati dalla ottima voce di Caterina Minguzzi, che fornisce un suond con un tocco più moderno ed attuale. Mi sento però di muovere una critica, alcuni pezzi sono troppo ridondanti di strumenti ed i brani risultano così un po’ troppo barocchi ed impastati. Insomma, se da un lato non avere una direzione musicale univoca è senza dubbio un pregio, può essere anche che il troppo variare, senza seguire un canovaccio sonoro univoco, possa rischiare di spiazzare l’ascoltatore meno smaliziato.
Riassumendo, mi sento di fare un plauso alla band italiana, perché al netto di qualche difettuccio, le idee ci sono ed il coraggio di osare va sicuramente premiato. Un lavoro che consiglio agli ascoltatori più open minded, che amano uscire dai soliti cliché del genere.
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