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11 Dicembre 2023 Comment Giorgio Barbieri
genere: Rock
anno: 2023
etichetta: Self Released
Tracklist:
01 – The winter of a man
02 – My misery
03 – Hold on
04 – Road to nowhere
05 – Everyman
06 – Crush
07 – The ghostwriter
08 – The desert
09 – Dust remains
10 – The dark after
11 – Wasteland
12 – Freezing my words
13 – Killing our past
14 - Ioxme
Formazione:
Marika Vitelli: Vocals
Giulio De Gaetano: Guitars (Guitars, Bass, Keyboards on the album)
Ivan Mazzoni: Drums
Danilo Ribichini: Keyboards
Claudio Prandin: Bass
Gli ZeroK sono un gruppo bolognese formatosi nel 2018 quando la cantante Marika Vitelli, il chitarrista Giulio De Gaetano e il batterista Ivan Mazzoni si sono incontrati e hanno deciso di scrivere dei pezzi loro , dopo aver trascorso un fisiologico periodo ad eseguire covers, così sono arrivati ad assemblare ben quattordici canzoni che poi sono quelle finite su questo ‘Killing our past’; il gruppo è stato poi completato dal tastierista Danilo Ribichini e dal bassista Claudio Prandin, anche se l’album è stato registrato dai tre componenti iniziali, laddove Giulio si è occupato, oltre che delle chitarre, anche di basso e tastiere.
Come dice la stessa band, i testi sono ispirati da scrittori contemporanei tipo Philip Roth e Don DeLillo, segnatamente quest’ultimo ha dato anche il là per il nome del gruppo stesso, ‘ZeroK’ è infatti il titolo del romanzo di DeLillo, pubblicato nel 2016 e che ho avuto la fortuna di leggere, dato il tema molto interessante della criogenesi e della ipotetica conservazione della coscienza dopo l’applicazione di questa pseudotecnica, ma non sto qui a tediarvi con tutta la trama del romanzo che invece vi invito a leggere, anche perché qui dobbiamo parlare di musica e, vi avviso subito in ‘Killing our past’ non troverete una stilla di quella che viene trattata principalmente su questa pagina, per cui chi vive solo di aor, di hard melodico o chi pensa che il mondo sia finito il 31 Dicembre 1989, può tranquillamente saltare questa recensione a piè pari, perché gli ZeroK trattano una materia molto più vicina a certo rock novantiano che sviscera la materia melodica sotto un aspetto diverso, con quella malinconia di fondo che è ispirata da argomenti più cupi, ma dimenticatevi il temuto (non da me) Seattle sound, piuttosto il riferimento è più centrato se si parla del cosiddetto rock italiano, quello di Timoria, Karma, primi Negrita e non per nulla il mio pezzo preferito è la conclusiva “Ioxme” o se si va all’estero, mi vengono in mente Collective Soul e Live.
Fino al terzo pezzo non si assiste a particolari scossoni in un sound piuttosto lineare e omogeneo, nel quale anche la voce di Marika, una sorta di versione femminile di Edda dei Ritmo Tribale, tanto per rimanere in tema, resta su un profilo basso, ma dalla semiacustica “Road to nowhere” il tiro si alza e la varietà si fa interessante, certo, niente che faccia gridare al miracolo, ma ricordatevi che la band si autoproduce e apparentemente non ha profili social, per cui bisogna tener conto della scelta di tenere questo profilo basso, poi che abbiano ragione loro o meno, non sta a me dirlo, io al limite posso consigliare a loro di aprire almeno una pagine di un qualsiasi social, se voglio no raggiungere un pubblico più ampio.
Dal punto di vista musicale i ragazzi non si abbandonano a virtuosismi di sorta, anche perché non ce n’è bisogno, ma è degna di nota la prova di Giulio, poliedrico polistrumentista che usa le chitarre, sia elettriche che acustiche, in modo abbastanza fantasioso, dal punto di vista della produzione siamo a livelli molto scarni e purtroppo il suono della chitarra elettrica è decisamente amatoriale, ma ricordiamoci sempre del discorso di cui sopra e del fatto che questo è il primo album e che quindi gli ZeroK hanno tutto il tempo per rimediare a questi inconvenienti, cosa che si potrà fare, eventualmente, con l’appoggio di un produttore e di un’etichetta, perché le idee ci sono.
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