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Recensione

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Fifth Note – Here We Are – Recensione

06 Dicembre 2023 Comment Alberto Rozza

genere: Hard Rock
anno: 2023
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Rider
2. Always Love You
3. Dreamer
4. Fantasy
5. I Won't Give Up
6. Here We Are
7. Misfortune
8. Falling Apart
9. Confused Trauma
10. Grifted
11. End Time's

Formazione:

Samuel Thapa - vocals
Khriekethozo Sekhose - guitar
Jubito Swu - bass
Ruuvolie Kire - drums
Sheduto Kezo: keyboards

 

Il mondo dell’hard rock è veramente sconfinato: dall’India in arrivo l’album di debutto dei Fifth Note, progetto targato Frontiers dal sapore interessante ed esotico.

Apriamo le danze con “Rider”: il classico brano che non ti aspetti, dalla ritmica travolgente, dalla voce acida e tagliente, perfetto per rompere il ghiaccio e introdurci nell’universo dei Fifth Note. Archi maestosi ci introducono nella suadente “Always With You”, sempre impeccabile a livello di suoni e dagli spunti strumentali molto interessanti, nonostante alcuni passaggi armonici “consueti”. “Dreamer” torna a carburare, nel classico stile hard rock blueseggiante, capace di dare il giusto spazio alla tecnica individuale dei componenti della band. Le atmosfere si incupiscono: “Fantasy” si fa introspettiva, oscura e ritmicamente martellante, svelando nuove sfaccettature dello stile del quintetto indiano. “I Won’t Give Up” entra nella pletora delle power ballads in stile anni ‘80, intensa, caldissima e coinvolgente, senza stupire né deludere nel suo complesso. Arriviamo alla potentissima title track “Here We Are”, vero e proprio manifesto dello stile dei Fifth Note, ovvero ritmiche serrate e corpose, capacità individuali tecniche notevoli e una pasta musicale complessivamente molto convincente. “Misfortune” presenta sonorità e ambienti molto contemporanei, uscendo dagli schemi canonici dell’hard rock, per sfociare su qualcosa di maggiormente heavy, sempre mantenendo altra la qualità e l’interesse verso l’ascoltatore, alla stessa maniera della corposissima e sfaccetatissima “Falling Apart”, che a tratti attinge pienamente dal panorama prog. “Confused Trauma” ci riporta su orizzonti malinconici, sempre intervallati da ritmiche potentissime e concettualmente ben pensate, non banali e che nel complesso stanno insieme veramente bene, facendoci andare con la memoria (e con le dovute distanze) a qualcosa di vicino ai Dream Theater. Voce e piano per la dolcissima “Drifted”, convincete e scalda – cuori. Arriviamo, dopo aver ascoltato “End Time’s” e il suo riff scellerato e tagliente, alla conclusione di questo lavoro: a livello compositivo ci troviamo davanti a qualcosa di molto interessante, capace di mischiare in modo eccellente varie correnti del mondo rock/metal; a livello esecutivo la resa complessiva è mastodontica, vocalmente acutissimo, ritmicamente compatto e virtuoso il giusto a livello solista; la soddisfazione è tanta e inaspettata, ora sarà interessante vedere se la resa dal vivo corrisponderà a quella su disco.

© 2023, Alberto Rozza. All rights reserved.

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