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06 Dicembre 2023 4 Commenti Vittorio Mortara
genere: AOR
anno: 2023
etichetta: Frontiers
Tracklist:
1. Danger
2. Rock N Roll Hearts
3. Here I Am
4. Walking On Fire
5. On The Bright Side
6. Song For Broken Hearted
7. Searching For A Hero
8. Like I Never Loved You
9. Stand
10. Addicted
11. Midnight Desire
Formazione:
Cassidy Paris - Voce
Steve Janevski - Chitarre
Alessandro Del Vecchio – Basso, Chitarre , Tastiere
Mirko De Maio - Batteria
Paul Laine - Cori
Diverse sono state, ultimamente, le uscite di band capitanate da esponenti del gentil sesso, spesso ispirate a colleghe dal glorioso passato. Ricordo con piacere, ad esempio, l’esordio un anno fa dei tedeschi Violet, squisitamente retrò, impreziositi dalla wilsoniana voce della appena maggiorenne Jamie Beckham. Senza parlare delle gesta della ormai celebre Chez Kane. Ed oggi siamo qui a disquisire sul debutto dell’australiana Cassidy Paris. Coadiuvata da un manipolo di musicisti, fra i quali l’onnipresente Del Vecchio, e sponsorizzata da mr. Paul Laine (che canticchia anche nei cori), la ventenne cangurina è stata messa sotto contratto dalla (solita) Frontiers e portata a questo esordio discografico.
Che, diciamolo subito, non è niente di esaltante. Anzi… Cominciamo parlando di un songwriting banalotto, al limite dello scontato, come si può evincere già dal singolo “Danger” e dalla noiosissima seconda traccia “R’N’R hearts”. Vengono scimmiottate le Vixen del primo e secondo disco, senza la freschezza e l’incisività che caratterizzava le quattro ragazze americane. Sbadigli a non finire sul lento “Here I am”. Forse è proprio la voce piuttosto monocorde di Cassidy che non riesce a dare forza ed espressività ai pezzi. Qualche spunto positivo si trova in “Walking on fire” che ha un retrogusto tanto Romeo’s Daughter. Raggiungono appena la sufficienza anche le pop rock/pop punk “On the bright side” e “Song for a broken hearted”. “Searching for a hero” ha una linea vocale trita e ritrita. “Like I never loved you” è un pelo più hard della media ma non riesce a decollare. “Stand” gioca la carta modernista e, a tratti, risulta piacevole. Carino, invece, il rock’n’roll in your face di “Addicted” che fa da preludio alla tastierosa “Midnight desire” che, cantata con una voce diversa, forse avrebbe potuto chiudere col botto.
Insomma, poco da dire su quest’album. Poca personalità, poche buone idee, produzione così così… Sicuramente non andrà a rivoluzionare le top ten di fine anno di nessuno. Se volete sapere come si compone e si suona un pezzo che spacca con voce femminile ascoltatevi “Red” delle nuove Vixen.
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