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23 Ottobre 2023 3 Commenti Samuele Mannini
genere: Prog/Melodic Rock
anno: 2023
etichetta: Metalpolis
Tracklist:
1. All Or Nothing (4:09)
2. You’re Not Alone (4:24)
3. One More Night (4:15)
4. Another Heartbreak (4:09)
5. Tears (5:31)
6. Unfamiliar Love (4:25)
7. Just Like That (4:19)
8. Chasing Portraits I: Lonely Hearts (6:53)
9. Chasing Portraits II: Closer To The Picture (3:13)
10. Chasing Portraits III: Painted Memories (5:38)
11. Bury A Lie (4:47)
12. Best Is Yet To Come (5:38)
Formazione:
Craig Wells – Vocals
Howie Little – Guitar
James Thorley – Keys
Chris Redfearn – Bass
Ryan Briggs – Drums
Boh, io questo disco non lo capisco proprio. Siccome il precedente Parallel Love mi aveva dato buone sensazioni, mi sono fiondato per recensire questo nuovo Built To Last e confesso che ne sono rimasto abbastanza deluso. Mi sembra che siano stati estremizzati i difetti del precedente nascondendone gli evidenti pregi. Il power prog melodico degli Atlas, vira infatti verso la melodia con ritornelli più accattivanti e pur mantenendo un notevole lavoro chitarristico, si volge verso una banalizzazione delle composizioni che perdono freschezza ed articolazione, in favore del tentativo di più facile fruizione.
E pensare che la opener All Or Nothing, con i suoi rimandi al power melodic rock dei Balance Of Power, mi aveva fatto ben sperare. Segue la semi cover di It’s My Life dei Bon Jovi ovvero You’re Not Alone e francamente, non ne capisco il senso. One More Night presenta spunti intriganti e vari, vanificati però dal cantato, che a mio giudizio è fuori tono rispetto alla canzone ed è un problema, perché purtroppo affligge quasi tutte le composizioni. In Tears, per esempio, dove viene adottato un tono vocale più consono, il risultato finale è sicuramente più apprezzabile ed anche Unfamiliar Love, presenta una struttura varia e potenzialmente interessante. Tra le composizioni più ispirate, voglio infine citare Chasing Portraits II: Closer To The Picture, perché tenta di fondere il melodic rock con strutture progressive non banali.
Il difetto che a mio parere affligge maggiormente il disco in questione è però la produzione. Il suono è impastato e cupo, la voce è troppo in evidenza rispetto agli strumenti e quando suonano tutti insieme non si riesce a distinguere quasi niente, su qualsiasi device lo si ascolti. Prima di esprimere un parere così tranchant, ho ascoltato il disco per intero sei volte: una sul pc, una in auto (e vi assicuro che il mio impianto in auto è assolutamente Hi-Fi) ed infine sul mio impianto domestico di riferimento. I risultati, ahimè, sono stati più o meno gli stessi, ovvero: una fatica di ascolto elevata ed una scarsa soddisfazione ed anzi, migliore l’impianto… maggiore il rimpianto. Questa è la mia opinione a lungo ponderata, adesso sono curioso di leggere le vostre.
Peccato, perché qualche buona idea nel disco ci sarebbe… Speriamo nella prossima volta.
© 2023, Samuele Mannini. All rights reserved.
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