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08 Settembre 2023 6 Commenti Vittorio Mortara
genere: Hard Rock
anno: 2023
etichetta: Frontiers
Tracklist:
1. Heros And Zeros
2. Killers
3. Battlelines
4. Love To Hate You
5. Don't Let Them See You Bleed
6. Embrace The Grey
7. 33's And 45's
8. Into The Fire
9. Run With Me
10. Not Enough
11. God Save The King
12. Gotta Be You
Formazione:
Nick Workman - Voce
Mart Trail - Basso
Marcus Thurston - Chitarra
Billy Taylor - Chitarra
Pete Newdeck - Batteria
Al primo ascolto “Battlelines” è una cocente delusione. La logica conseguenza e prosecuzione dei precedenti due lavori a marchio Vega, troppo uniformati allo stilema Eclipse/Frontiers, senza picchi emozionali e dall’aspetto monolitico. Ma se fingiamo che i capolavori “Kiss Of Life”, “What the hell” e “Who We Are” siano stati composti e suonati da un’altra band e riascoltiamo da capo l’album ancora ed ancora , alla fine ci troviamo a cogliere un seppur minimo passo avanti a livello compositivo. Maggiore differenziazione tra pezzo e pezzo ed uso di linee vocali meno scontate riescono a fatica ad emergere da una produzione che purtroppo tende ad appiattire oltremodo i suoni. E così scopriamo che “Heroes and zeroes” non va poi così male come opener e che il coro anthemico alla fine si lascia anche canticchiare. Cosa che non succede per l’anonima “Killers”, ma che si ripete per la titletrack, canonica ma aggraziata. Imbellettata di tastiere, “Love to hate you” ripropone un refrain che sa di trito e ritrito, ma brutto non è. L’amosferica “Don’t let them see you bleed” getta le proprie radici nel glorioso passato della band. “Embrace the gray” tiene fede al titolo rappresentando il lato più oscuro dell’intero lavoro. “33’s and 45’s” le fa da contraltare risultando in assoluto il pezzo più catchy ed anche il più gradevole del lotto. Viene il turno della vagamente leppardiana “Into the fire”, assolutamente godibile dall’inizio alla fine. Tempo spedito per “Run with me”, non particolarmente originale. Poco convincenti anche “Not enough” e la quasi punkeggiante “God save the king”. Piace, invece, la conclusiva “Gotta be you” soprattutto per il ritornello martellante.
Tirando le somme, da un gruppo che io valuto di primo livello mi aspettavo, anzi, pretendevo qualcosa di più. Su quest’album ci sono ancora troppi riff che si somigliano. C’è una produzione non degna del calibro della band ma, soprattutto, non ci sono pezzi che spaccano come succedeva in passato. Per me i Vega sono quelli che ho visto sul palco dell’ultimo H.E.A.T. festival del 2019 a suonare “White flag”, “Stereo Messiah” , “Kiss of life”. E sotto il palco, in mezzo a noi spettatori, a vedere le altre band esibirsi. Punto.
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