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Kent Hilli – Nothing Left To Lose – Recensione

04 Agosto 2023 12 Commenti Yuri Picasso

genere: Melodic Rock
anno: 2023
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Too Young
02. Nothing Left To Lose
03. Could This Be Love
04. A Fool To Believe
05. Every Time We Say Goodbye
06. Stronger
07. Does He Love Like Me
08. Start It All Over
09. Heard It All Before
10. Saving Us
11. Only Dreaming

Formazione:

Kent Hilli (Lead and Backing Vocals); Jimmy Westerlund (Guitars, Keyboards, Piano); Ulrick Lönnqvist (Bass, Backing Vocals); Kai Hahto (Drums on tr. 2); Felix Borg (Drums); Pete Alpenborg (Keyboards); Jimmy Hedlund (Guitar on tr. 8, 11); Kristian Fyhr (backing Vocals); Mike Palace (Guitars on tr. 9, 10); Alexander Jonsson (Keyboards on tr. 6, 11); Oleg Lavrentev (Sax on tr. 7); Jussi Vuorijää (Keyboards on tr. 2); Rick Altzi (Backing Vocals on tr. 2).

 

Torna (avete ragione, non si è allontanato di molto dai nostri condotti uditivi) uno dei Singer più medialmente chiaccherati e in parte apprezzati dell’ultimo lustro in campo Melodic Rock: Kent Hilli. Dall’esordio della band madre, i Perfect Plan, datato 2017, lo svedese ha avuto modo di mettersi in mostra con risultati che variano dall’apprezzabile all’ottimo; tre volte con la sua band di origine, con un bellissimo esordio solista, con i Giant (o quel che ne rimane), con il progetto T3enors, con i Restless Spirits. Da pochi anni nel mondo del music business che conta, ma già richiesto e di conseguenza inflazionato.

Ad opinabile parere del sottoscritto Kent è tecnicamente un buon cantante, carente di quella policromia vocale in grado di renderlo un ottimo cantante. Il rischio di “sapore” di una qualsivoglia eccessiva uniformità è dietro l’angolo, uscita discografica dopo uscita discografica, quindi…
quindi l’ago della bilancia è dettato dalla qualità delle canzoni a disposizione, scritte ad hoc per valorizzare la sua capacità espressiva, un mix di testosterone e romanticismo, su tonalità ed ottave alte, con un maggiore peso specifico attribuibile alla scelta degli arrangiamenti, eseguiti qui da uno stormo di ottimi musicisti in qualità di backing band.

L’esordio, ‘The Rumble’, mi aveva stupito: i richiami ai Survivor e ai Giant erano intensi, ricercati e ben confezionati, ancora oggi lo ascolto volentieri. Le coordinate artistiche non subiranno nel qui presente ‘Nothing Left To Lose’ una sensibile variazione, inserendo intermittenti tracce di cambiamento come puro processo evolutivo.

Passiamo quindi all’analisi del disco. Si parte molto bene con la sontuosa “Too Young”, colma di rivalsa, degna del Jim Peterik più aggressivo. La Title Track fa il verso a Joe Lynn Turner e alla sua versione dei Sunstorm . Con la seguente “Could This Be Love” iniziamo a percepire che il chiaro intento di replicare il successo del precedente sulle coordinate più congeniali, non riesce a soddisfare appieno le aspettative. Le soluzioni intraprese sono vincenti, ma, almeno fino ad ora, prevedibili. “A Fool To Believe” shakera l’ultimo compianto Jimi Jamison e lo stile di scrittura proprio del Melodic Rock scandinavo. La monotonia di “Stronger”, sentita e risentita, è spezzata da un ottimo lavoro di chitarra firmato Jimmy Westerlund. Veniamo alle vere perle. Le dinamiche estive e malinconiche di “Everytime We Say Goodbye” memore dei migliori The Storm. Song dalla melodia vincente. Il sax di “Does He Love Like Me” rende il brano notturno plasmando un’atmosfera romantica e dinamica, lontana dallo stucchevole: ottimo pezzo che eleva il proprio valore quando Chitarra e Sax dialogano in un’efficace parte strumentale. Il lento “Only Dreaming” è notevole, graziato da un’intensa e lunga tensione soffusa da armonie sofferte.

Globalmente l’impatto è meno intenso dell’esordio; ‘Nothing Left To Lose’ è un disco prevedibile ma non scontato. Le soluzioni pronosticabili ma funzionali levano un paio di punti a un lavoro complessivo in grado di regalare emozioni intervallate da qualche sbadiglio tipico di noi consumati naviganti mercenari del AOR/Melodic Rock.

© 2023, Yuri Picasso. All rights reserved.

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