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23 Giugno 2023 1 Commento Giulio Burato
genere: Melodic Hard Rock
anno: 2023
etichetta: Pride & Joy
Tracklist:
Outbreak (Intro)
Ready To Go
Someday
Hardest Heart To Break
Good Time Music
All Fall Down
Girls Gone Wild
Beginning of the End
Raise The Dead
It’s Not Me It’s You
Like There’s No Tomorrow
Formazione:
Rob Wylde - voce
Ryan Briggs - batteria
SHAWN CHARVETTE - tastiere
Miles Meakin - chitarre
Josh Williams – basso
Sono passati sei anni dalla prima uscita discografica, da me recensita, e siamo già al quarto album dei Midnite City che escono con “In at the deep end”, autoprodotto, mixato da Chris Laney e masterizzato da Classe Persson. La formula magica non cambia come anche i “druidi” compositori, i quali ripercorrono le stesse coordinate musicali delle precedenti tre uscite, ricche di tastiere e melodie ficcanti, come anche la copertina che strizza visibilmente l’occhio al nome della band.
Si parte con l’intro spaziale “Outbreak” che innesca “Ready to go”, dove già il titolo parla da solo; ebbene sì, la canzone ha la carica perfetta per partire con la voglia di ascoltare l’intero album. “Someday” è il primo singolo che trasuda di “Bang bang” (l’inciso è molto simile) dei Danger Danger; la struttura colpisce il bersaglio nel cerchio più piccolo.
Apriamo un cioccolatino dolce? “Hardest heart to break” è una semi-ballad corredata di tocchi sopraffini di tastiere e un ritornello che resta impresso.
A proposito di tastiere, “Good time music” raggiunge altissimi picchi di frizzante melodia, una delle canzoni più fresche dell’intero album che abbraccia i Poison del periodo festaiolo.
Le canzoni scorrono che è un piacere. “All fall down” marca ancora il territorio e fa da apri pista al singolo che spezza gli equilibri; “Girls gone wild” è idealmente il salto perfetto dal trampolino che non fa schizzi all’ingresso in acqua. Applausi a scena aperta per una canzone che, probabilmente, era mancata nelle precedenti uscite discografiche di Rob Wylde e soci.
Riferimenti chitarristici cari ai Def Leppard per la bellissima “Beggining of the end” arricchita da quei tocchi keys che ornano ulteriormente il pezzo. Spostiamoci poi al lento “It’s Not Me It’s You” che, come base, ha delle note che mi riportano allo splendido lento “Rules of the game” firmato da Palace e che, nei cori e nel lavoro al basso, fa ancora la rima alla band di Joe Elliot. “Raise the dead” è la più vigorosa del lotto, caratterizzata da un “campanaccio” che accompagna il brano, mentre “Like There’s No Tomorrow” chiude degnamente un lavoro senza sbavature.
© 2023, Giulio Burato. All rights reserved.
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