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21 Giugno 2023 Comment Vittorio Mortara
genere: AOR
anno: 2023
etichetta: Pride & Joy
Tracklist:
1. Dominoes
2. In My Fantasy
3. Thick as Thieves
4. End Of The Dream
5. Middle Of The Night
6. That Was Then (And This Is Now)
7. Time Has left Us As Strangers
8. Start Again
9. Ghosts Of Yesterday
10. Welcome To my Nightmare
11. The Last Summer Night
12. Tomorrow Never Comes
13. Don’t Fall In Love With A Dreamer
Formazione:
Simon Marwood - Voce
Juan Miguel Gomez Montant - Chitarra
Scottie Irving - Tastiere
Andrew Burns - Basso
Alex Wickham - Batteria
Ospiti:
Harry Hess, Alessandro Del Vecchio, Mark Holden, JK Northrup, Marc LaFrance, Paul Laine, Jeff Scott Soto, Christine Corless
Ad un anno di distanza dal debutto “Once” arriva sugli scaffali la nuova opera dei canadesi Fatal Vison a titolo, ovviamente, “Twice”. Non cambia la formazione del gruppo né manca lo stuolo di collaboratori ed ospiti di rango. E, ahimé, non cambia neppure la formula proposta. I nostri confezionano una manciata di pezzi dallo stile variegato che va dal westcoast sound all’aor più leggero con una discreta perizia. Non male neppure la produzione. Però, esattamente come nell’album precedente, nessuna canzone è veramente memorabile. Secondo me principalmente a causa del timbro del solito Simon Marwood, assolutamente fuori posto nel contesto, che finisce per rendere poco attendibile il risultato finale.
Ritengo che una disamina accurata dei singoli brani sia piuttosto superflua e mi limito a segnalarvi l’AOR brillante di “In my fantasy”, il lento malinconico “End of the dream”, la sbarazzina “Time has left usa s strangers”, il tributo nel titolo e nelle movenze di “Welcome to my night mare” al maestro Alice Cooper e la pianistica “The last summer night”.
All’uscita del primo disco nutrivo la speranza che i nostri prendessero una direzione diversa, in modo che la particolare voce di Simon potesse contare come una marcia in più. Purtroppo “Twice” è la fotocopia di “Once” con i suoi pregi ma anche con tutti i suoi difetti. Svanito l’effetto sorpresa resta un po’ troppo poco da dire.
© 2023, Vittorio Mortara. All rights reserved.
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