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Boys From Heaven – The Descendant – Recensione

09 Giugno 2023 8 Commenti Samuele Mannini

genere: Pop Rock
anno: 2023
etichetta: TARGET RECORDS

Tracklist:

1. Sailing On
2. Make It Right
3. Sarah
4. Endless Love
5. Last Time
6. Circles
7. The Dream Is Gone
8. Too Far Gone

Formazione:

Mads Noyé - keyboards
Mads Schaumann - guitar, vocals
Søren Viig Mathiesen - drums
Chris Catton - lead vocals
Jonas Klintström Larsen - saxophone
Morten Bille - bass

Contatti:

Facebook.com/boysfromheavenmusic

 

Uno spettro si aggira per l’Europa (in particolar modo in Scandinavia) e oramai da diverso tempo… Ebbene si, è la nostalgia degli anni 80. Effettivamente per me, che gli anni 80 li ho vissuti nel pieno del loro ‘splendore’ musicale, tutta questa serie di imitazioni e reinterpretazioni, fatte con lo stampino ed in buona parte da chi negli anni ottanta forse nemmeno era nato, francamente non entusiasma granché. Anche perché in certi casi sembra di assistere a delle cinesate comprate su Wish. A forza di voler ricercare atmosfere non vissute, ma magari solo conosciute per sentito dire, ci vengono propinate delle versioni estremizzate e quasi caricaturali di una scena musicale che, a 40 anni di distanza, trovo francamente di difficile riproposizione.

Detto questo bisogna ammettere con onestà intellettuale che esistono eccezioni. Ecco, i Boys From Heaven, sono una di quelle più limpide che mi sia capitato di ascoltare. Il sound è perfettamente quello degli anni 80, non ci sono ne artefatti ne forzature,  è esattamente come se il disco fosse stato concepito in quegli anni e mai pubblicato prima. Semmai il problema è che di rock c’è veramente poco o nulla. Il disco si snoda infatti in otto canzoni che vanno a pescare nella più piena tradizione del pop a stelle e strisce, in alcuni tratti si va persino vicino alla disco music di quegli anni e tanto per estremizzare un po’, Lionel Ritchie non avrebbe affatto sfigurato in un paio di queste canzoni.

Chiarito il contesto, il disco nel suo ambito è praticamente impeccabile e basta premere play perché  l’opener Sailing On, dopo un’intro a la From The Fire, ci catapulti subito indietro nel tempo. Make It Right deve qualcosa ai Toto più pop anche se la sua struttura più nervosa contribuisce a renderlo variegato e gradevole. Il terzo brano Sarah, è un up tempo power pop vicino ad ambientazioni hi tech/aor che potrebbe essere tranquillamente estratto da Full Contact di Tim Feehan e non ho dubbi che, ai tempi, avrebbe potuto essere una potenziale hit. Da qui in avanti i riferimenti rock si fanno sempre più rarefatti, tanto che Endless Love è un pop elettronico e raffinato animato dalla voce nasale e quasi Afro di Chris Catton. Last Time è l’esempio di cui vi parlavo prima, un pop quasi dance pieno di ritmiche funkeggianti che servono da sfondo ad una melodia che non potrà fare a meno di farvi sculettare mentre schioccate le dita e rimpiangete i pantaloni a zampa di elefante… Circle si esalta sui vari inserti di sax mentre il pianoforte domina e detta la ritmica, mentre The Dream Is Gone recupera un po’ di assonanze Aoreggianti ed un ritornello veramente gradevole e cantabile. Chiude il soft rock di Too Far Gone, con una impressionante somiglianza con Steve Emm, altro alfiere delle atmosfere ottantiane di qualità ai nostri giorni.

Spero quindi di avervi chiarito l’ambito ed il contesto in cui si muovono i Boys From Heaven, che in questo ambito sono dei mostri assoluti. Se cercate hard rock girate al largo, ma se siete in cerca di nostalgiche emozioni made in Eighties ad ampio spettro intese, questo disco è un must have. Una nota per la produzione di Erik Martensson, che in questa veste, si dimostra raffinato ed attento a ricreare suoni ormai dispersi nel tempo.

© 2023, Samuele Mannini. All rights reserved.

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