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05 Maggio 2023 6 Commenti Giorgio Barbieri
genere: Hard Rock/Heavy Metal
anno: 2023
etichetta: Mighty Music
Tracklist:
Edge Of The World 5:11
In My Blood 4:23
Fire On The Horizon 3:26
Light Of Hope 3:49
Back For Good 5:06
Taste Of Love 4:17
Kiss The Sky 3:55
Believe 5:19
A New Heartbeat 4:08
Making All The Rules 4:27
Formazione:
Robb Weir - guitar
Francesco Marras - guitar
Jack Meille - vocals
Huw Holding - bass
Craig Ellis - drums
Partiamo da una considerazione, leggere quello che scrivono le etichette discografiche sui fogli di presentazione è inutile, diranno sempre che l’attuale è la formazione migliore del gruppo in questione, ma trattandosi dei Tygers of Pan Tang, gruppo fondamentale per lo sviluppo della new wave of british heavy metal, l’affermazione ci può stare se non si considera quella dei primi album nella quale Robb Weir, unico membro originale rimasto si avvaleva dei servigi alla voce e alla chitarra di due grandissimi quali John Deverill e John Sykes, oltre al fatto che i primi quattro album dei Tygers non possono essere uguagliati in bellezza e non possono neanche essere ricontestualizzati, altrimenti adesso suonerebbero obsoleti. Quello che è giusto fare è semplicemente ascoltare con attenzione i Tygers of Pan Tang così come sono al giorno d’oggi, né più, né meno. Questa ultima line up, che vede l’inserimento del nostro guitar hero Francesco Marras (qui la recensione del suo ultimo album) e del bassista Huw Holding, che ha esperienze con altri grandi nomi della nwobhm quali Blitzkrieg e Avenger, svolge un ottimo lavoro, sicuramente meglio degli ultimi album, buoni sia chiaro, ma più incentrati su un approccio hard rock.
A riprova di ciò, basta analizzare i singoli brani che compongono quello che è il tredicesimo album della band oramai anglo-italiana e si parte con “Edge of the world”, classico up tempo, un buon inizio che fa già capire in quali territori i Tygers vogliono tornare, quelli di casa loro, la nwobhm, intrigante l’effetto strisciante sulla voce di Jack e centratissimo il break acustico che da il là agli assoli di Robb e Francesco, i primi di una lunga serie: “In my blood” è un brano incalzante con un riff che più nwobhm di così non si può, ottima l’interpretazione di Jack, buono l’intreccio di assoli come praticamente in tutto l’album, “Fire on the horizon” è uno speed metal con un riff classicissimo e assoli al fulmicotone, anche qui ci si ritrova catapultati nella prima nwobhm, quando brani così erano all’ordine del giorno, sintomtica è “Light of hope”, hard’n’heavy c’è scritto nella presentazione della recensione e hard’n’heavy è quello proposto in questo brano teso dal un ritornello arioso, “Back for good” è un mid tempo cadenzato dall’andamento saxoniano come anche il ritornello, fuorviato dai cori più vicini a certo glam americano, non certo il pezzo più azzeccato, ma si ritorna su standard alti con “Taste of love”, ballad che rientra comunque nelle coordinate del metal inglese dei primi anni ottanta, basti pensare a “Strange World” (Iron Maiden), “Free man” (Angel Witch) o “Bringing on the heartbreak” (Def Leppard), bellissima e sentitissima l’interpretazione di Jack, “Kiss the sky” è praticamente la canzone sorella di “In my blood”, stesse caratteristiche, stesso ritmo coinvolgente e stesso intreccio azzeccatissimo delle soliste, “Believe” da un tocco più moderno senza snaturare il sound dei Tygers, ma riempiendo di tensione una canzone più tortuosa rispetto alle altre, quindi arriva “A new heartbeat”, la title track dell’ep uscito a Febbraio 2022, un heavy lineare con il riff più bello e azzeccato dell’album, qui tutto è convincente, risultando l’highlight di “Bloodlines”, chiude “Making all the rules” e ciò che ho scritto a riguardo di “Taste of Love”, vale anche qui nonostante un mood più oscuro, fin dalla partenza con un classico arpeggione d’atmosfera che sfocia in un tempo più sostenuto.
Ricongiungendomi con l’introduzione a questa recensione, l’affermazione di Robb Weir ha senso, perché questa line up riesce a tirar fuori l’album più vicino alla nwobhm dai tempi dei primi quattro e nonostante nessuno dei pards del chitarrista fosse in quella incarnazione della band, si sente che si trovano perfettamente a loro agio in questi territori, più “sentiti” di quelli sondati nei dischi precedenti, può darsi che sia anche dovuto all’apporto del nuovo bassista, data la sua esperienza, come detto in precedenza, in altre band di quel movimento, può darsi che sia dovuto anche alla produzione di Tue Madsen, aggiornata al 2023, senza snaturare il sound crudo di quel periodo, ciò che è sicuro è che l’italian connection di Jack e Francesco ha ridato vigoria alla band e questo si è riversato su Robb, il quale conosce la materia come le sue tasche e forte di questa ritrovata stabilità, ha tirato fuori idee sempre valide e ne ha fatto un piccolo gioiello che avrebbe potuto essere tranquillamente pubblicato dopo “The cage”, le cose, allora, andarono diversamente, ma il tempo è galantuomo e i Tygers hanno saputo aspettare, bentornati eroi!
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