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Cry Of Dawn – Anthropocene – Recensione

18 Maggio 2023 1 Commento Yuri Picasso

genere: Aor
anno: 2023
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Devils Highway
02. Memory Lane
03. Before You Grow Old
04. Swan Song Of Our Love
05. Edge Of A Broken Heart
06. Sign Of The Times
07. Last Of The Innocent
08. A Million Years Of Freedom
09. End Of The World
10. Long Time Coming Home
11. High And Low

Formazione:

Göran Edman: Vocals; Tommy Denander : Guitars, Bass, Drums, Keyboards

 

A distanza di 7 anni dal debutto torna sulla scena il progetto Cry of Dawn, disegnato attorno alla voce carismatica e autorevole di Goran Edman (Brazen Abbott, Glory, Malmsteen, John Norum tra gli altri). Se nell’opera prima il nostro fu coadiuvato da Micheal Palace e Daniel Flores, in questo capitolo a dirigere songwriting e strumenti (la totalità o quasi) vi è quel mostro sacro di Tommy Denander.  Grazie alla sua presenza in cabina di regia, già soltanto dopo un paio di ascolti ne possiamo apprezzare l’eccletticità, la policromia di quanto prodotto, che va oltre il classico AOR scandinavo, negli ultimi anni divenuto occasionalmente ripetitivo e stantio, marchiante il comunque valido disco d’esordio.

“Devils Highway” ricorda i Toto di Isolation e “Memory Lane” gli ultimi lavori a nome del compianto Fergie Frederiksen. AOR ad ampio respiro che si muove con disinvoltura tra le classiche partiture di tastiera tipiche del genere (“Swan Song of Our Love” è ancora Toto/The Seventh One era) a ritmi più movimentati (“Before You Grown Old” porta in dote con se qualcosa dei Signal). Non possono mancare ritmi cadenzati e sognanti; “Edge of Broken Heart” convince nel ricreare il romanticismo del soft rock tanto decantato in queste pagine e che, se scritto e suonato con cuore e cura (l’assolo di Denander è da brividi), non può che avvincere l’ascoltatore di turno. “End Of The World” mischia sapientemente una ritmica rock essenziale a una linea vocale sing-a-long aperta , ala Survivor, immediata ed ispirata. Anche gli episodi meno ficcanti e un poco freddi (“A Million Years of Freedom” non mi entusiasma per quanto voglia riproporre il sound degli Europe di Out of This World, la conclusiva “High And Love” è un semplice filler) valgono un ascolto tra le tonnellate di musica da cui siamo bombardati nell’era dello streaming.

Il tocco del mostro sacro Denander si sente e si apprezza, ben si completa all’ugola di Edman, incrementando il progetto con un titolo che entusiasmerà gli stakanovisti del rock melodico. Consigliato.

© 2023, Yuri Picasso. All rights reserved.

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