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Recensione

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L.A. Guns – Black Diamonds -Recensione

14 Aprile 2023 6 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Hard rock/Sleaze
anno: 2023
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01 - You Betray
02 - Wrong About You
03 - Diamonds
04 - Babylon
05 - Shame
06 - Shattered Glass
07 - Gonna Lose
08 - Got It Wrong
09 - Lowlife
10 - Crying
11 - Like A Drug

Formazione:

Phil Lewis - Vocals
Tracii Guns - Electric & Acoustic Guitars, MellotronAce
Von Johnson - Electric Guitars
Johnny Martin - Bass, Electric Electric Guitars
Shawn Duncan - Drums (live)
Adam Hamilton - Drums (studio) & Strings

Contatti:

https://www.lagunsmusic.com/
https://www.facebook.com/L.A.GunsOfficial/

 

Lo ammetto, ho sempre avuto un debole per le pistole di Los Angeles e ho sempre pensato che abbiano raccolto molto meno di quanto avrebbero meritato, soprattutto dei “cuginetti” con le rose, ma di questo ne avevo già parlato in sede di introduzione al precedente “Checkered past” uscito due anni fa, terzo album per Tracii Guns, Phil Lewis e compagni dopo la reunion del 2017, la cosa non deve far perdere il controllo riguardo alla simpatia che mi ha fatto preferire questo tipo di “Guns”, bisogna affrontare ogni uscita come a sè stante ed essere imparziali, è difficile, lo so, ma se non riuscissi a farlo, prenderei tastiera e mouse e li butterei nel cesso, invece affronto “Black Diamonds” e ve ne parlo con il massimo dell’obiettività possibile.

Detto che gli L.A.Guns non hanno mai più avuto grande inventiva nel scegliere e approvare le copertine dei loro album e che stavolta, a mio parere, si sono superati nel trovarne una davvero insulsa, passiamo a quello che, secondo me non ha mai deluso, ossia la musica e che invece, stavolta, mi sembra che, seppur con uno standard abbastanza alto, abbia fatto un piccolo passo indietro, soprattutto a livello di grinta; è vero che gli anni passano per tutti e che soprattutto Phil, che ricordiamolo, è in pista fin dalla fine degli anni settanta, quando era il frontman dei Girl, band nella quale militava il futuro chitarrista dei Def Leppard Phil Collen, sembra decisamente barcamenarsi in un limbo dal quale non eccelle, anche se bisogna tenere conto che le 67 primavere cominciano a pesare. Detto questo, intendiamoci, il disco non è brutto, è decisamente superiore a molte uscite contemporanee, ma essendo io uno di quelli che, contrariamente a quello che dicono ‘quelli bravi’, ha apprezzato l’ultimo “Checkered past”, che ritengo a livello di ispirazione e di rabbia esecutiva un gradino superiore a questo quattordicesimo album in studio per Tracii&C., trovo che sopra alle undici canzoni che lo compongono, ci sia un velo di grigia opacità, qualcosa che soffoca le canzoni e che non permetta a “Black Diamonds” di arrivare ai livelli di crudezza sleaze che caratterizzava parecchi altri episodi della carriera degli L.A.Guns e dall’opener “You betray” non sembrerebbe, è un pezzo strisciante, buon inizio, con un Phil sugli scudi, ma…rimane a sè stante, già da “Wrong about you” cominciano a sentirsi i segni della stanchezza nel comporre, questo hard/blues pur essendo trainato da un bell riff, non decolla, arriva quindi “Diamonds”, ballad di quelle che caratterizza da sempre le pistole di L.A., ma che risulta poco ispirata soprattutto in sede di ritornello, molto bello invece l’assolo di Tracii, seguita a ruota da “Babylon”, che da fuoco alle polveri, ma queste rimangono un po’ bagnate e proprio quando pensi che il pezzo esploda nel suo fragore glam/punk, arriva il ritornello poco ispirato, paradossalmente le strofe colpiscono più nel segno, trainate da un riff “cultiano” (chi ha detto “Wild Flower”?), finalmente arriva “Shame” ad alzare il tiro, col suo blues fumoso e un Phil finalmente appassionato, “Shattered glass”, scelta anche come singolo parte con un riffone vigoroso e con un bel tiro per restare però come un “vorrei, ma non posso”, senza quel guizzo vincente che ti aspetti possa arrivare da un momento all’altro, ma non si manifesta, anche in questo caso la cosa migliore la fa Tracii con un altro assolo di caratura superiore. Un’altra ballad, quasi, questa è “Gonna lose”, pezzo formalmente bello, che ricorda un po’ troppo gli Zeppelin nel momento in cui salgono i giri, non che sia un male per carità, però da loro che hanno sempre mantenuto un’identità forte e precisa, mi sarei aspettato riferimenti meno espliciti, ma tant’è, si passa alla successiva “Got it wrong” dove il voltaggio sale di nuovo, niente di eccezionale, ma almeno qui sembra che gli L.A.Guns si siano scrollati di dosso quella patina di cui parlavo prima, ma finalmente arriva l’highlight dell’album, quella “Lowlife” che sa tanto di quegli sberloni rifilati nel primo album, con un piglio e una sfrontatezza sleaze lasciva che colpisce in velocità e senza fare prigionieri, fa abbastanza stridere il contrasto con la successiva “Crying”, che sembra venuta fuori dagli anni sessanta e da Liverpool, ma resta nel limbo di quelle canzoni abbastanza sempliciotte, che a quei tempi avevano sconvolto le folle, e a mio modo di vedere mi sono sempre chiesto il perché, ma che adesso scorrono via come acqua fresca, infine la chiusura affidata a “Like a drug” resta nel mood dell’album, partendo forte con un up tempo per arrivare al momento del bridge e del ritornello senza affondare il colpo, anche qui però Tracii fa la parte del leone con un altro assolo sfrontato.

Mi sento di promuovere “Black Diamonds”? Sì, la sufficienza c’è e neanche stiracchiata, ma lo consiglierei solo ai completisti come me d’altronde, che prenderanno il disco pur di avere tutto quello fatto da Phil, Tracii e compagni di avventura, a quelli che vogliono conoscere gli L.A.Guns, consiglio di andarsi a prendere i primi tre album e poi pensarci, mentre a chi, conoscendoli già, chiede di avere emozioni forti e cangianti, mi sento di sconsigliare questo disco e rivolgersi ad altri lidi, magari scavando nell’underground e senza fermarsi al grande nome; chiudo però con un ringraziamento alla band che, nonostante tutto, dopo quasi quarant’anni porta avanti il suo rock’n’roll, sperando che non smettano mai!

© 2023, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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