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01 Febbraio 2023 0 Commenti Redazione MelodicRock.it
Dopo l’uscita di What Comes To Light e l’entusiastica recensione di Alberto Rozza (Qui Il link ), abbiamo chiesto al disponibilissimo Markus Pfeffer deus ex machina dei Barnabas Sky se potevamo fargli qualche domanda, questo è il risultato della nostra piacevolissima chiacchierata.
Domande a cura di Alberto Rozza.
A. Per cominciare, cosa puoi dirci a riguardo del nome “Barnabas Sky”e perché lo hai scelto?
M. Barnaba (in aramaico) significa “Figlio della consolazione”. Dato che scrivere queste canzoni mi è sembrata una consolazione durante la pandemia, ho scelto questo nome e l’ho combinato con “sky” poiché di solito sento che qualsiasi ispirazione arriva “scendendo dall’alto”.
A. Qual è stato il tuo primo approccio alla musica, quale musica ti rappresenta e chi sono i tuoi artisti di riferimento?
M. Ho iniziato a suonare la chitarra elettrica all’età di 15 anni. A proposito, non avevo mai suonato la chitarra acustica prima, volevo fare rock duro subito, haha. Gary Moore e Eddie Van Halen erano i miei due grandi idoli allora. Gary per le sue grandi linee melodiche e l’inconfondibile sensazione nei bendings e Eddie principalmente per la sua tecnica nel tapping. Penso che si possano ancora oggi sentire entrambe le influenze molto chiaramente nel mio modo di suonare. Stilisticamente mi sento a casa nei generi Melodic Hardrock e AOR, anche se mi piace incorporare sottili influenze progressive nelle mie canzoni.
A. Come ti sei sentito la prima volta che sei salito sul palco? E come ti senti ora.
M. Il mio primo concerto fu alla fine dell’estate del 1989 a Hütschenhausen , con la mia prima band ESCAPE. Era piuttosto affollato, era caldo ed ero tutto sudato, ma è stato fantastico. Da quella volta fino ad oggi, non sono più stato molto nervoso, e di solito non vedo l’ora di scatenarmi e posare sul palco (ride).
A. Hai un rapporto con l’Italia in qualche modo? E, in generale, quando sei in tour ti piace visitare i luoghi dove suoni?
M. È interessante notare che ho visitato l’Italia molto spesso , ma solo per dei week end (Bergamo, Milano, Bologna, Como, Iseo, ecc.), ma ancora non sono mai stato nel tuo paese per una vacanza più lunga.
Sfortunatamente, quando sei in viaggio per i concerti, di solito non hai abbastanza tempo per dare un’occhiata ai luoghi o ai paesi in cui stai suonando. Purtroppo!
A. L’album “What Comes To Light” è oggettivamente molto ispirato e suonato in modo impeccabile: qual è stata la genesi del lavoro e quali erano le ‘vibrazioni’ in quei giorni?
M. Grazie mille! L’album è stato scritto nel bel mezzo del secondo anno della pandemia. C’era già stato un certo isolamento e incertezza sul fatto che la normalità sarebbe mai tornata, ma una “luce alla fine del tunnel” stava lentamente emergendo, da cui il titolo dell’album.
A. Che consiglio dai ai giovani che vogliono avvicinarsi al music business.
M. Fai le tue cose. Suona e canta ciò che senti e non pensarci troppo. La musica è emozione, non calcolo commerciale. O almeno DOVREBBE essere così.
A. Qual è la domanda che hai sempre voluto sentire, ma nessuno ti ha mai fatto?
M. “Perché fai musica e cosa ti dà?” È interessante notare che non mi è mai stato chiesto prima. E per rispondere io stesso: perché non posso farne a meno. Le melodie, le idee semplicemente “volano” ed è sempre liberatorio quando una breve idea diventa una canzone completa.
A. A proposito dell’album, come hai gestito così tanti cantanti? E come hai scelto le voci giuste per ogni canzone?
M. Questo non è stato affatto un problema, perché al giorno d’oggi tutta la comunicazione avviene via web. Tutto è facile con questa tecnologia. A proposito, di solito scrivo “solo” la musica e poi cerco un cantante la cui voce penso sia adatta ad essa, è il cantante stesso che poi scrive il testo e la melodia vocale. Dal momento che i cantanti scrivono i propri testi, e non viene loro imposto di interpretare una cosa che non sentono propria, possono anche sostenere al 100% le proprie parole, e penso che sul disco tu possa sentirlo. Con alcuni cantanti invece, ho scritto le canzoni appositamente per loro – ad esempio, la title track di Danny Vaughn e “Grant Me A Wish” di Jesse Damon.
A. Ci sono uno o più aneddoti riguardanti la scrittura dell’album che vuoi raccontarci?
M. In effetti, avevo finito 15 canzoni, solo per rendermi conto che non entravano in un singolo album (ride). Sarebbe stato troppo lungo, quindi abbiamo messo da parte 4 canzoni. Le canzoni con Danny Vaughn (“Fire Falls”), Deibys Artigas (“Over The Horizon”), Conny Lind (“Book Of Faces”) e un’epica epopea di 9 minuti con Dirk Kennedy (“Scirocco Sands”) saranno nel prossimo album.
A. Quali sono i messaggi che vuoi trasmettere con l’album “What Comes To Light”?
M. I testi sono stati tutti scritti dai rispettivi cantanti, quindi posso solo dire quello che sento. La maggior parte delle canzoni tematizzano e cercano speranza, penso che questo messaggio sia molto importante al giorno d’oggi.
A. Vuoi dire qualcosa ai lettori di MelodicRock.it ?
M. Grazie per aver letto questa intervista e per avermi dato l’opportunità di spiegare meglio il progetto Barnabas Sky. Se volete approfondire su YouTube potete ascoltare altre nostre canzoni:
https://www.youtube.com/watch?v=tuhvq82BhZY (Seven Wonders feat. Dirk Kennedy / Hittman)
https://www.youtube.com/watch?v=D_ovVZqNRPc (“What Comes To Light” feat. Danny Vaughn di Tyketto)
e dal debutto “Inspirations”:
https://www.youtube.com/watch?v=m4RAqR5i-G0 (“In My Mind” feat. Danny Martinez Jr. di Guild Of Ages)
https://www.youtube.com/watch?v=AW10IjTpcFw (“Till The End Of Time” feat. Jesse Damon dei Silent Rage)
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