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Recensione

62/100

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All My Shadows – Eerie Monsters – Recensione

17 Febbraio 2023 Comment Giorgio Barbieri

genere: Melodic Hard Rock/ Melodic Metal
anno: 2023
etichetta: Frontiers

Tracklist:

Silent Waters
A Boy Without A Name
Syrens
Lifeforms
Wolverinized
The Phantoms Of The Dawn
Farewell
Devil's Ride
All My Eerie Monsters

Formazione:

Stephan Lill - Guitars
Andy Kuntz - Vocals
Markus Teske - Keyboards
Franky R. - Bass
Andreas Lill - Drums

Contatti:

sito: https://allmyshadows.de/
facebook: https://facebook.com/allmyshadows

 

Mi sono avvicinato a questo album di debutto degli All my Shadows con una certa cautela, a causa del fatto che la band non è proprio un insieme di debuttanti, difatti la spina dorsale è composta dal cantante Andy Kuntz, dal chitarrista Stephan Lill e da suo fratello Andreas alla batteria, tutti anche nei prog metallers Vanden Plas da oltre trent’anni, per cui l’approccio deve essere più selettivo e mi spiego. Se da una band di debuttanti mi aspetto comunque qualche imprecisione oppure qualche caduta di tono, soprattutto a livello di songwriting, da gente che sguazza nell’hard’n’heavy fin dal 1986, mi aspetto la barra dritta, la tensione al massimo e soprattutto, idee poco scontate e, ve lo dico subito, tutto questo latita un po’ quando si resta nel campo del classico hard’n’heavy melodico e per trovare idee valide, che per intenderci ci sono, bisogna ramazzare un po’ nel campo della band madre, ma andiamo per gradi.

L’intenzione dei nostri, dichiarata apertamente nella presentazione, è quella di riscoprire le sonorità cromate degli anni 80, quelle di Dokken e Whitesnake, con la loro produzione potente, ma con elementi moderni inseriti ad hoc e questo si sente, il punto però è che queste idee non sono solo datate, ma anche prevedibili e laddove si sente qualcosa di diverso, ad esempio in “Syrens”, il tiro si sposta , forse involontariamente, verso il prog metal, più melodico di quello proposto dai Vanden Plas, ma inevitabilmente accostabile e le cose migliorano decisamente. Il fatto che gli All my Shadows non siano la oramai tristemente nota ammucchiata di ospitate, come era nelle idee originali di Stephan, depone sicuramente a loro favore, anche se inevitabilmente l’identità è influenzata dal background dei musicisti, ma quando si arriva ad un pezzo quasi commovente come “Lifeforms”, nel suo andamento da ballad “aperta”, si capisce che le cose migliori arriveranno da quei momenti, dalla già citata “Syrens”, anche dall’intensa “Farewell”, ballad pianistica dal pathos che solo chi maneggia la materia prog riesce a concepire e dalla conclusiva “All my eerie monsters”, altro brano che usa la melodia per aprire paesaggi ariosi che si intrecciano con cambi tempo e di umore interessanti, e qui va citata l’interpretazione “sentita” di Andy, assieme all’assolo Petrucci-oriented di Stephan, ma gli highlights finiscono qui e se l’apertura “Silent waters” resta nel gradevole con il suo andamento nettamente di marca melodic hard, ma dalla magniloquenza di aperture con un tocco più epico, il resto rimane nel limbo della mediocrità compositiva, ma soprattutto esecutiva e data la caratura dei personaggi coinvolti, ci si stupisce come possano passare da brani decisamente più ispirati come quelli già trattati a “A boy without a name”, classico e già sentito hard crucco, con un ritornello neanche troppo memorizzabile, a “Wolverinized”, sorta di incrocio tra gli ultimi Deep Purple e primi Dream Theater, accativante, ma scontata, a “Devil’s ride”, pezzo sostenuto da un riff muscolare e da uno degli assoli migliori di tutto l’album, peccato che il presunto ritornello sia deboluccio e poco accostabile alle citate influenze degli AMS, per poi arrivare al tracollo con “The phantoms of the dawn”, dove si sente l’influenza di certo hard melodico svedese di ultima generazione, già derivativo nei gruppi scandinavi, il punto più basso di tutto il disco, prevedibile e innocuo.

Cosa si può dire in un caso del genere? Occasione sprecata? In parte. Rimandati a settembre? Sicuramente, con l’aggravante che dai fratelli Lill e da Andy Kuntz mi sarei aspettato un album di caratura alta, sullo stile dei pezzi validi che, come ho detto, in “Eerie monsters” ci sono, non posso di certo essere io a decidere per loro e un’altra chance gliela darei, ma probabilmente quando entrano nei panni dei Vanden Plas, le cose vanno di gran lunga meglio. Chiosa finale, purtroppo nei promo non ci sono mai i testi, men che meno in quelli dove i press kit sono ridotti all’osso come in questo caso e così, a naso, penso che quelli di questo album, magari non tutti, potrebbero essere interessanti, ecco, allora il voto si alzerebbe, io butto lì l’idea e qualcuno potrebbe anche pensarci…

© 2023, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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