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Recensione

82/100

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White Skies – Black Tide – Recensione

23 Novembre 2022 1 Commento Francesco Donato

genere: Melodic Rock/Aor
anno: 2022
etichetta: Pride & Joy

Tracklist:

1. What You Know About Love?
2. Emily
3. Midnight Rendezvous
4. Kiss Me As I Say Goodbye
5. One Step Forward
6. Two Worlds Collide
7. A Love Unjustified
8. Bring It on Back
9. Black Tide
10. Leave A Light On
11. Takin A Ride
12. Sleeping In The Fire

Formazione:

Rob Naylor : bass, backing vocals
Daz Lamberton : drums, backing vocals
Ray Callcut : guitars, backing vocals
Pete Lakin : keyboards, backing vocals
Mick White : lead vocals

 

Con questo lavoro dei britannici White Skies confesso di esser andato leggermente oltre il numero di ascolti che di norma mi concedo prima di procedere a recensire. Non che il lavoro mi sia dispiaciuto (avrete già buttato un occhio al voto) o come capita spesso, si cerchi di far restare qualcosa in testa a furia di ascolti continui. Il motivo in poche parole è che questo lavoro gode davvero di una “semplice complessità” (passatemi l’ossimoro!) che rende ogni brano un piccolo pezzo di un puzzle armonico e melodico, ma che nello stesso tempo sfugge alla standardizzazione di ciò che viene proposto. Ogni brano senza brillare più degli altri pare godere di una propria piccola e originale luce, e questo credo sia la grande forza di questo piacevole lavoro.

Ma veniamo alla band. I White Skies arrivano su etichetta Pride&Joy Music dal Regno Unito, proponendo un garbatissimo AOR più vicino forse per influenze alla storica scena americana piuttosto che alla terra di origine. Tra i loro membri spicca il nome di Mick White già voce nei Samson e nei First Strike, unitamente a Ray Callcut (ex chitarrista degli Ya Ya), Pete Lakin (ex tastierista dei Double Cross/Dante Fox), Rob Naylor (Blood Red Saints) al basso e Daz Lamberton (Red White) alla batteria.

Avvio del disco concessa al video singolo apripista “What Do You Know About Love?”, pezzo energico che su un solido riff di chitarra introduce la voce calda e a tratti roca di White. Ritornello arioso che si accomoda senza convenevoli in testa. Entrano in gioco da protagoniste le tastiere e si prosegue con “Midnight Rendezvous”, il mio pezzo preferito già dal primo timido ascolto. Qui la voce di Mike si addolcisce leggermente sfociando in un altro felice ritornello che in questo caso farà la gioia dei fans di un certo tipo di orecchiabilità. Ancora tastiere in evidenza nell’arpeggio che apre “Emily”, un mid-time pimpante e dall’intercedere spazioso. I ritmi decelerano su “Kiss Me (As I Say Goodbye)”, e se amate le power ballad “vecchia scuola” qui c’è pane per i vostri denti. Si ritorna sui mezzi tempi con “Two Words Collide”, altro brano riuscito con un ritornello appiccicoso sostenuto da cori in seconda voce. “One Step Forward” risulta un’altra freccia importante all’arco della band britannica, molto originale nel suo sviluppo che sfocia in un altro ritornello da facile presa. A “Love Unjustified” segue la seconda fortunata ballad “Bring It On Back”, pezzo di gran classe che mette in mostra la maestria dei nostri. Si prosegue con le più rockeggianti “Black Tide” (a tratti quasi cupa!) e “Takin’A Ride” pezzo molto vicino ad atmosfere alla Sunset Boulevard anni ‘80 soprattutto nel bel riff d’apertura, intervallate dalla dolce ballad “Leave A Light On”.

Lavoro sicuramente di gran valore che si lascia ascoltare con piacere dall’avvio alla fine proprio in virtù delle varie sfaccettature che emergono in ogni brano.

© 2022, Francesco Donato. All rights reserved.

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