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Ellefson-Soto – Vacation In The Underworld – Recensione

11 Novembre 2022 3 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Heavy Metal
anno: 2022
etichetta: Roar! Rock Of Angels Records

Tracklist:

01 - Vacation In The Underworld
02 - Like A Bullet
03 - Sharpen The Sword
04 - The Reason
05 - S.T.N.
06 - The Revolution
07 - Celebrity Trash
08 - Live To Die Another Day
09 - The Day Before Tomorrow
10 - Hercules
11 - Rise To Win

Formazione:

Jeff Scott Soto: Vocals
David Ellefson: Bass Guitars
Andy Martongelli: Guitars, Keyboards
Paolo Caridi: Drums

Ospiti:

Giada “Jade” Etro: Vocals on “The day before tomorrow”
Steve Conley: Guitars on “Vacation in the underworld”
Ken Mary: Drums on “Vacation in the underworld”
Alyson Montez: Violin on “The day before tomorrow”, “Rise to win”
Jason Freese: Flute on “Rise to win”

Contatti:

https://www.ellefsonsoto.com/
https://www.facebook.com/ellefsonsoto

 

Quando leggo questi due nomi, non posso che avere un sussulto di gioia, primo, perchè finalmente David Ellefson, storico bassista e fondatore dei Megadeth, dopo essere stato trattato a pesci in faccia per l’ennesima volta dal dispotico Dave Mustaine, si ritrova a comporre e suonare su un album con un cantante degno di questa definizione, dopo le due brevissime apparizioni nei KK’s Priest con Ripper Owens e nei Killing Machine con Michael Vescera e secondo perchè, con mia immensa gioia ritrovo il mostruoso Jeff Scott Soto, uno che ha suonato e partecipato su migliaia di album, tra i quali segnalo quelli con Yngwie Malmsteen, Axel Rudi Pell, Talisman, Sons of Apollo e Trans-Siberian Orchestra, cantate talmente versatile da trovarsi a proprio agio tanto in contesti hard anche melodici, che in situazioni nettamente più metalliche e qui siamo in questo ultimo campo; voi direte, l’ennesimo supergruppo pieno di ospiti che fa musica fine a sé stessa, come mai tutto questo entusiasmo? Semplice, perchè questo sembra, il condizionale è d’obbligo, davvero una band a tutti gli effetti, o perlomeno una solida collaborazione tra due grandi artisti che sono amici da una vita e il tutto si sente nell’album.

Dicevo che siamo in territori prettamente metal e l’apertura, seppur leggermente fuorviante, lo dimostra ampiamente, la title track “Vacation in the underworld” è un simil thrash, ma di quello legato al metal più classico, non fosse altro che per la presenza di Steve Conley, chitarrista e Ken Mary, batterista dei Flotsam and Jetsam, band a mio parere inclusa molte volte erroneamente nel calderone thrash, avendo rivolto nella maggior parte dei casi la sua musica ad un us metal magari spigoloso, ma certamente non ortodosso, una opening track di questa portata lascia davvero sorpresi per forza e carica, quindi, la domanda sorge spontanea, perchè l’album viene trattato su questa pagina? Beh, la risposta comincia già a sentirsi nella successiva “Like a bullet”, dal piglio nettamente più hard e con un bridge e un ritornello degno del miglior class anni 80 e qui entrano in gioco Andrea “Andy” Martongelli, chitarrista degli Arthemis e Paolo Caridi, batterista degli Hollow Haze ed ex Arthemis, tutti e due collaboratori di Ellefson sul suo disco di cover “No cover”, due musicisti molto affiatati e che sembra, ripeto, il condizionale è d’obbligo, si siano integrati benissimo con i due mostri sacri. Con “Sharpen the sword” sembra di essere in una versione quasi metallica dei Queen, ascoltatevi il ritornello e i cori che lo sorreggono e ditemi se non avete avuto la stessa sensazione, l’epico mid tempo di “The reason”ci consegna ancora un hard rock ammaliante con i ricami di Andy a dare quel tocco ancora più intenso, mentre l’apertura melodica centrale sorretta da un ispiratissimo Jeff, ci consegna uno degli highlight dell’album. Eh sì, perché non ce n’è uno solo in questo debutto degli Ellefson-Soto, abbastanza poliedrico, da toccare le corde di molti rockers, difatti la successiva “STN”, viaggia su territori street con un riff portante praticamente punk e un’interpretazione di Jeff quasi irriconoscibile, ma ditemi se questo pezzo trascinante non vi fa smuovere il piedino, e poi arriva “The revolution” a mischiare ancora le carte in tavola, difatti ci ritroviamo immersi in un metal classico pieno di intrecci chitarristici e incalzante in pieno Iron Maiden style, si ritorna in territori hard rock con la successiva “Celebrity trash”, il pezzo magari meno trascinante, ma con un testo attualissimo, che già dal titolo dice tutto, ed è con la terremotante “Live to die another day”, il ritorno al metal vicino alle cose della band originale di Ellefson, metal ‘thrashoso’ e pieno di assoli al fulmicotone, ma con la differenza che qui c’è Jeff a sciorinare l’ennesima prestazione maiuscola.  Parlavo prima di highlights dell’album ed eccone arrivarne un altro, l’ammaliante “The day before tomorrow”, brano hard-prog con inserti di violino di Alyson Montez e la partecipazione della brava Giada “Jade” Etro dei nostri Frozen Crown a rendere il tutto ancora più emozionante, il pezzo, introdotto dal basso di David, che per la prima volta si erge a protagonista, dopo aver prestato le proprie capacità tecniche tutt’altro che trascurabili alla buona riuscita delle canzoni, si chiude con un bel duetto tra Jeff e Jade, preceduto da quello che è l’assolo di maggior gusto del buon Andy, subito dopo “Hercules”, una breve strumentale dove il basso e la chitarra la fanno da padroni, fa da introduzione a “Rise to win”, che chiude l’album così com’è iniziato con un metal anche abbastanza vigoroso, ma con un ritornello catchy e un inserto centrale di violino e flauto ad opera di Jason Freese, che spezzano la tensione ed è qui che David si lascia un po’ andare all’effetto Steve Harris, ossia l’introduzione arpeggiata e invadente, ma lui lo fa sciorinando un breve assolo che introduce alla perfezione la partenza del brano, evitando si strafare, ma facendo capire che qui c’è anche lui.

La conclusione che si trae da questa opera prima a nome Ellefson-Soto è che, di sicuro non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma ad un album pieno di belle idee, messe in musica dai nostri in maniera convincente, aggressiva e melodica al tempo stesso, un album fatto di canzoni e la cosa non è così scontata quando si tratta di progetti con ospiti, con una produzione moderna, ma non plastificata, ad opera dello stesso Ellefson e dell’ottimo batterista Paolo Caridi, l’unica cosa sulla quale non riesco ad esprimermi è la mancanza nel promo delle tre bonus tracks sciorinate nel foglio di presentazione, ma, ahimè, qui totalmente assenti. Devo consigliare “Vacation in the underworld” ai lettori? Sì, perché qui dentro, ripeto, ci sono canzoni, alcune magari al limite per chi non è avvezzo a sonorità più heavy, altre invece così belle e piene di feeling, che potranno andare incontro a chi non rinuncia mai alla melodia e c’è anche la chicca per i collezionisti, che dal 16 Dicembre potranno fare loro la versione in vinile verde trasparente limitata a 300 copie.

© 2022, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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