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Recensione Classico

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Classico

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Marillion – Misplaced Childood – Classico

05 Ottobre 2022 10 Commenti Samuele Mannini

genere: Neo Prog
anno: 1985
etichetta: Emi
ristampe: Emi

Tracklist:

Pseudo Silk Kimono – 2:13
Kayleigh – 4:03
Lavender – 2:27
Bitter Suite – 5:53
I. Brief Encounter
II. Lost Weekend
III. Blue Angel
IV. Misplaced Rendevous
V. Windswept Thumb
Heart of Lothian – 6:02
I. Wide Boy
II. Curtain Call
Waterhole (Expresso Bongo) – 2:12
Lords of the Backstage – 1:52
Blind Curve – 9:29
I. Vocal Under a Bloodlight
II. Passing Strangers
III. Mylo
IV. Perimeter Walk
V. Threshold
Childhoods End? – 4:32
White Feather – 2:23

Formazione:

Fish – voce
Steve Rothery – chitarre
Pete Trewavas – basso
Mark Kelly – tastiere
Ian Mosley – batteria

 

Magari qualcuno potrebbe obiettare che non si tratta proprio di un classico del rock/hard rock melodico in senso stretto… però, a ben guardare, più di qualche punto di contatto c’è. Non solo per me personalmente, visto che ne sono stato immerso fin da piccolo, quando mio cugino più grande mi inondava di queste (ed altre ) sonorità fino a farmele apprezzare (beh, almeno in gran parte), ma sarà che Kayleigh è stata passata 700.000 volte per radio ed in tv (peraltro in quella orribile versione radio edit che tronca di netto un assolo meraviglioso) , sarà perché in questo disco i Marillion escono dalla denominazione di Genesis clone per dare vita a quello che poi sarà definito neo-prog e sarà infine per quel tocco pop che permea molte canzoni. Insomma, i punti di contatto ci sono e prova ne sono le numerose commistioni che tentano di fondere la raffinatezza di certi tipi di composizioni articolate tipiche del prog , con la facilità di airplay del rock melodico e del pop rock in senso lato ed a tal proposito vedasi Genesis, Yes e compagnia bella. Ecco che dunque mi sento moralmente autorizzato ad inserire questo masterpiece nella nostra sezione dei classici, certo che i numerosi amanti delle sonorità progressive apprezzeranno.

IL disco nasce esplicitamente per dare una svolta alla loro carriera dopo Fugazi che non aveva soddisfatto la Emi nel rapporto tra vendite e costi di produzione, costi che furono in parte recuperati dall’uscita di Real to Reel e per minimizzare le spese spedì la band negli Hansa studio di Berlino Ovest in modo da tener maggiormente sotto controllo gli aspetti produttivi. Tutta una serie di aneddoti circonda questo disco, a partire dal concept concepito da Fish dopo un trip con l’acido, al fatto che la Emi ignorasse che il disco è praticamente un’unica traccia senza soluzione di continuità, mentre l’etichetta aveva deciso di puntare su singoli più commercialmente fruibili, fino al video di Keyleigh dove recita colei che poi diventerà moglie di Fish proprio nella canzone che era dedicata ad un amore infranto dell’istrionico vocalist.

Un album di svolta che però fece storcere anche il naso a parecchi progsters duri e puri. Si, in ogni movimento musicale ci sono i duri e puri, anche in uno che fa dell’evoluzione e del cambiamento la sua ragion d’essere. Eppure, pur usando ritmiche abbastanza canoniche e non esasperate il disco è un vero e proprio viaggio nel progressive sia per le evocative immagini che sono presenti nell’opera, sia per le varie partiture che pur sfociando nel rock più commerciale sono arrangiate in un modo che solo chi è anticonvenzionale nello spirito potrebbe concepire.

Il viaggio sonoro parte da quel gioiellino che è Pseudo Silk Kimono, ovvero la sussurrata introduzione ad una visione onirica che ci porta a Kayleigh, l’episodio commercialmente più noto e distintivo dei Marillion, che è poi lo spunto che farà iniziare tutto il viaggio nella ‘ giovinezza fuori posto ‘, con tutti i suoi rimpianti. Lavender infatti arriva come una sognante ninna nanna che rimanda all’ infanzia e dà origine allo svolgimento della trama seguito dalla narrata ed oscura Bitter Suite, fino ai capitoli seguenti che raggiungeranno la fine della storia e la definitiva consapevolezza in Childhoods End?  e White Feather.

Fate come volete, ma il terzo (ed ultimo) capitolo della saga del Jester è perfetto per essere fruito tutto d’un fiato da ogni amante del rock a tutto tondo, perché unisce semplicità e raffinatezza nella struttura ad una profonda ed incommensurabile ricchezza visuale della storia e non deve assolutamente mancare nella discografia di ogni appassionato di buona musica.

© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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