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Recensione

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A-Z ( A thru Z) – A-Z – Recensione

12 Ottobre 2022 3 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Metal Blade

Tracklist:

01. Trial by Fire
02. The Far Side of the Horizon
03. The Machine Gunner
04. Rise Again
05. Window Panes
06. Run Away
07. Stranded
08. At the Waters Edge
09. Borrowed Time
10. Sometimes
11. The Silence Broken (Bonus Track)

Formazione:

Ray Alder – Lead and Backing Vocals
Philip Bynoe – Bass Guitar
Vivien Lalu – Keyboards
Joop Wolters – Guitars
Mark Zonder – Drums

Contatti:

https://www.facebook.com/AthruZBand/

 

Dopo i King Of Mercia ecco un altro supergruppo con membri dei Fates Warning, in questo caso Ray Alder e Mark Zonder.

Dai nomi coinvolti, dal logo alla Asia e dalle entusiastiche recensioni e pareri che ho letto in giro, sinceramente mi aspettavo di più. Soprattutto la presenza di Vivian Lalu, già autore quest’anno di un disco che probabilmente entrerà nella mia top ten, mi ha incoraggiato ulteriormente a fare mio questo cd aspettandomi il disco dell’anno, ma invece no… Sicuramente un buon disco, ma personalmente nulla di trascendentale. Non è che voglia fare il bastian contrario in tutti i modi e ovviamente questa è la mia opinione personale, ma visto che ho comprato il cd ed oramai l’ho ascoltato diverse volte ho tratto le mie conclusioni e ve le riporto cercando di argomentarle al meglio.

Quello che mi ha lasciato più perplesso è l’assenza di una vera linea sonora che attraversi il disco. Ovvero, c’è si tanta roba, ma forse è pure troppa e lo spaziare tra generi diversi rende l’album un po’ indigesto e più difficilmente fruibile. Chi mi conosce sa che sicuramente non sono spaventato dalla commistione tra hard rock, prog, aor etc.. ma quello che sento qui mi pare un po’ forzato e non completamente naturale. Altro problema (almeno per me) è la voce di Ray Alder che non mi dà più l’idea di avere lo spunto di un tempo e mi pare si accontenti di ‘vivacchiare’ sullo stesso registro un po’ troppo monocorde. Quello che ne risulta è alla fine un disco con qualche bella canzone e suonato veramente bene, ma che a dispetto delle potenzialità non decolla mai definitivamente.

Le canzoni che ho più gradito sono probabilmente quelle con l’impronta più prog e tra esse c’è sicuramente The Far Side of the Horizon, dove dopo un intro serrato alla Symphony X la trama si sviluppa molto progressiva e delicata mettendo in mostra tutte le abilità degli strumentisti. Rise Again è un lento ricercato e melodico che ha qualche assonanza dei Journey, mentre probabilmente la canzone che mi è piaciuta di più è il puro progressive di Run Away, dove mi sembra di scorgere la quadratura del cerchio o perlomeno è così che mi sarei aspettato tutto il disco. Cito anche Borrowed Time, canzone varia e tecnica, ma con un ritornello veramente accattivante.

Insomma, il disco è gradevole e con gli ascolti cresce, ma probabilmente avevo aspettative troppo alte che non sono state completamente soddisfatte, il dibattito è aperto….

 

© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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