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05 Settembre 2022 11 Commenti Samuele Mannini
genere: Melodic Rock / Pop
anno: 2022
etichetta: Frontiers
Tracklist:
1. Flames
2. Bleeding
3. Learning to Breathe
4. Demons
5. Into the Sun
6. Powerless
7. It’s About Time
8. See You Again
9. Sensational
10. Daydream
12. In my head
Formazione:
Christoffer Stjerne – voce, strumenti vari
Ken Hammer – chitarre, strumenti vari
Premessa importante: non state tanto a soffermarvi sul voto perché mai come in questo caso è abbastanza fine a se stesso.
Altro dato di fatto, mi sto beccando tutte rogne con le recensioni quest’anno. Questo disco dei Taboo infatti potrebbe essere giudicato abbastanza frettolosamente in ottica talebana e senza pietà come una ‘cosettina leggerina’ e passare quindi oltre. Infatti, il novanta percento del voto si forma nei primi due ascolti, gli altri sono di rifinitura e francamente, ai primi ascolti casuali non so se saremmo arrivati al 6… Poi mentre ero in macchina e li stavo ascoltando, mia figlia di nove anni (abituata alla mia musica , ma anche ovviamente inondata dalle sonorità di oggi) mi dice: “babbo bellini questi”… Ecco che mi è venuto da chiedermi il perché, decidendo di approfondire meglio.
Il perché è venuto fuori dopo un’altro paio di ascolti attenti: suona bene ed è ruffiano soprattutto perché è fondamentalmente un disco di matrice pop . L’attitudine USA pop sprizza da ogni poro del cd e rimanda alla mente quelle miriadi di canzoni che tutti noi volenti o nolenti ci troviamo ad ascoltare alla radio mentre siamo al bar, in auto quando cazzeggiamo con l’Fm o in tv anche come spot pubblicitari. Il tutto è però foderato di riffoni di chitarra e sonorità più Heavy che possono renderlo appetibile anche a noi vecchie cariatidi degli anni 70. Se dobbiamo proprio definirlo userei il termine Heavy Pop.
Non che gli scandinavi non ci stiano provando da anni ad alleggerire le atmosfere sonore con coretti ed arrangiamenti di chiara origine Pop, ma qui siamo ad uno step successivo. È la struttura della canzone e la linea vocale ad essere Pop e gli arrangiamenti e le sovrastrutture ad essere (e neanche sempre) rock, veniamo agli esempi pratici. Ascoltare Learning To Breathe per credere, sembra che gli One Direction abbiano assunto un chitarrista ed un batterista. Idem per le Bieberiane Into The Sun e Powerless. See You Again sarebbe infine troppo Pop pure per Justin Timberlake.
A mio orecchio invece le canzoni dove le atmosfere sono più cupe ed i riffoni di chitarra si fanno più presenti funzionano nonostante l’interpretazione vocale teenager oriented. Gli esempi sono nella opener Flames, con la sua atmosfera oscura e arie nu metal e nella successiva Bleeding, dove il cantante (Christoffer Stjerne) prova a mettere anche un po’ di cazzimma nella performance vocale. Gradevole anche il mix tra le atmosfere Pretty Maids ( dopotutto Ken Hammer un po’ si fa riconoscere) ed il cantato easy di Demons e It’s About Time che hanno il pregio di stamparsi in mente e, se lo spirito talebano non si impossessa di voi, vi ritroverete visto malgrado a canticchiarle anche in fila alla cassa al supermercato ( che palle, eppure bisogna darsi un tono non ci si può far sopraffare così da ste’ canzoncine… per penitenza doppia razione di Slayer 🙂 ).
Insomma è un eterna lotta tra lo spirito rocker che ci pervade e l’irresistibile facilità di alcune canzoni di entrare in testa e non uscirne più. Avrei dunque preferito liquidare il disco con parole di circostanza, però non sarebbe stato giusto. In primis, perché alla fine il disco fornisce in massima parte un gradevole intrattenimento. In secundis, questo Taboo, come è stato per i Levara (forse ancora più pop e già prematuramente scomparsi), potrebbe essere un genere per fare agganciare i più giovani alle nostre storiche sonorità e salvarli dunque dal marciume musicale nel quale sono immersi. Dal canto mio terrò il CD in auto e lo farò ascoltare più volte a mia figlia, sperando che la spinga ad approfondire il genere, ogni aiuto in questo senso è bene accetto.
© 2022 – 2023, Samuele Mannini. All rights reserved.
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