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Shiraz Lane – Forgotten Shades of Life – Recensione

13 Settembre 2022 4 Commenti Giulio Burato

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: /

Tracklist:

01 Back To Life / 02. Maniac Dance / 03. Scream / 04. Forgotten Shades Of Life / 05. Best Of Your Heart / 06. Animal / 07. Disconnect From The Matrix / 08. Haunted House / 09. Who’s Watching? / 10. Letter To Yourself / 11. Imagination

Formazione:

- Hannes Kett (voce)
- Jani Laine (chitarra)
- Miki Kalske (chitarra ritmica)
- Joel Alex (basso)
- Ana Willman (batteria)

 

Di acqua sotto i ponti ne è passata da quel 23/04/2016 in cui i giovani e abbastanza acerbi Shiraz Lane esordirono sul palco del Frontiers Festival di Trezzo sull’Adda (MI). Quel giorno ebbi la netta sensazione di una band con del potenziale ma ancora da sgrezzare.
Dopo sei anni, ecco la nuova uscita discografica intitolata “Forgotten Shades of Life” che dimostra quanto la band sia cresciuta grazie anche al lavoro del 2018, “Carnival days” associato ad alcuni e successivi singoli, tra cui l’ottimo “Broken into pieces”. I cinque componenti rimangono Hannes Kett (voce), Jani Laine (chitarra), Miki Kalske (chitarra ritmica), Joel Alex (basso) e Ana Willman (batteria).

L’impronta sleaze rimane immutata ed è riconducibile a gruppi come gli Skid Row ma è impreziosita da innesti di altri generi che rendono il tutto variabile e in un certo senso innovativo.
Si parte con la grintosa “Back to life” e con “Maniac Dance”, un misto tra i nostri connazionali Hell In The Club e i sopracitati Skid Row. Atmosfere più complesse e lavorate nel singolo “Scream”, un piccolo gioiello in questa nuova relaese. “Forgotten Shades of Life” è più cadenzata, anche se nel suo interno porta dei pregiati innesti strumentali, e anticipa il primo lento “Beat of your heart”, piacevole ed intarsiato nel ritornello da passaggi folk. Con “Animal” mi sembra di essere catapultato in “Ultraphopic”, album tanto discusso, dei Warrant. “Disconnect from the Matrix” è la canzone maggiormente fuori dagli schemi dove si sconfina verso un modern metal di stampo americano. Non da meno la bella “Haunted House” che calca territori shock rock, mentre la breve e strumentale “Who’s Watching”, impreziosita da un intro di sassofono, tocca il bacino rock caro ad un certo Santana.  Sulle note di un pianoforte si apre il secondo lento “Letter to yourself” con l’ottima prova vocale di Hannes e un bell’arrangiamento. Conclude “Imagination”, ulteriore riprova del genio compositivo dei cinque ragazzi finlandesi; una canzone con tante sfumature (Queen inclusi) presenti negli oltre sei minuti della sua durata.

Un album ricco di variabili e passaggi che lo rende difficile da apprezzare ad un primo ascolto ma che, nel complesso e nei successivi ascolti, risulta un nuovo passo verso la maturità artistica. Bravi ed innovativi.

© 2022, Giulio Burato. All rights reserved.

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