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Recensione

79/100

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She Bites – Superhero – Recensione

19 Luglio 2022 Comment Vittorio Mortara

genere: Aor
anno: 2022
etichetta: Pride & Joy

Tracklist:

01. Eye Of The Storm
02. Little Song
03. Hunter
04. Running
05. Never Ending Story
06. True Love
07. Crazy
08. Super Hero
09. Holy Ground
10. Ghost
11. Out In The Open
12. Say It

Formazione:

Marion Welch – voce
Lars Konig – chitarra
Arvid Lucas – basso
Carsten Kohl – batteria
Dan Reed – Voce in “True love”

 

Giungono all’atto secondo i rockers tedeschi She Bites. E lo fanno con una cantante nuova di zecca, la bionda Marion Welch, che vanta esperienze con svariati artisti della scena rock e pop tedesca ed internazionale, oltre ad essere praticamente la sosia della connazionale jazz singer Barb Jungr. La creatura del chitarrista dei Lioncage, Lars Konig, affina il songwriting e proclama che il nuovo album possa costituire la colonna sonora ideale per l’estate dei fans di Journey, Survivor ed FM… Al di la di tali esagerate affermazioni, il disco è piuttosto godibile. Marion ha una bella voce. Forse non proprio rock: le sue influenze non si chiamano Ann Wilson, Joan Jett o Lee Aaron, ma piuttosto Annie Lennox, Sharleen Spiteri e, soprattutto, Tina Turner. Proprio per questo l’insieme alla fine risulta piuttosto originale. La base strumentale è garantita dal duo Lioncage Konig/Lucas e dal batterista di esperienza Karsten Kohl. Niente male anche la produzione.

Il primo pezzo, “Eye of the storm” spiazza per il contrasto fra il riffone kraut rock e la linea vocale che più turneriana non si può. Incuriosito da quest’inizio, mi lascio intrigare dalla commistione di AOR e Texas della successiva “Little song” e dalle atmosfere R&B di “Hunter”. La pop “Running” pare provenire dalla colonna sonora di una pellicola ottantiana, mentre “Never ending story” è forse il mio brano preferito: ritmo sostenuto, belle sovrapposizioni dei cori, atmosfera elegante ed un’ottima prova interpretativa della Welch. L’ospite di lusso Dan Reed impreziosisce col suo vocione la ballad “True love”, in perfetto stile Network degli ultimi album. Poco incisiva “Crazy”. Bello il lavoro delle chitarre sulla aoerreggiante title track, forse il brano più classico dell’intero album. Non male anche la hard “Holy ground” e la texasiana “Ghost”. Ancora commistioni con il pop rock dei Corrs caratterizzano “Out in the open”, prima della conclusione affidata al rocker “Say it” il cui ossessivo ritornello ci accompagna al capolinea dell’album.

Allora, io qui tracce di Journey, Survivor ed FM non ne trovo… Tantomeno quest’album sarà la colonna sonora portante della mia estate. Però qualche spunto interessante c’è. Intanto non è l’ennesimo disco fotocopia degli Eclipse. I musicisti sono bravi. La voce di Marion, come già detto, dona un tocco originale alle composizioni, portando elementi non rock nel contesto. I brani sono brevi e concisi e non annoiano, pur non facendo sobbalzare l’ascoltatore dal divano. La produzione è sufficientemente curata. Insomma, io un’ascoltata, fossi in voi, gliela darei… Anche perché non è che in giro ci tutta sta roba molto più figa…

© 2022, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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