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Recensione

67/100

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MSG – Universal – Recensione

19 Luglio 2022 4 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Hard n' Heavy
anno: 2022
etichetta: Atomic Fire

Tracklist:

1 - Emergency
2 - Under attack
3 - Calling Baal
4 - A king has gone
5 - The universe
6 - Long long road
7 - Wrecking ball
8 - Yesterday is dead
9 - London calling
10 - Sad is the song
11 - Au revoir
12 - Turn off the world (bonus track)
13 - Fighter (bonus track)

Formazione:

Ronnie Romero - Lead Vocals
Michael Kiske - Lead Vocals on "A king has gone"
Gary Barden - Lead Vocals duet on "Universe"
Ralf Scheepers - Lead Vocals on "Wrecking ball"
Michael Schenker - Guitars
Bob Daisley, Barry Sparks, Barend Courbouis - Bass
Steve Mann - Keyboards
Simon Phillips, Brian Tichy, Bobby Rondinelli e Bodo Schopf - Drums
Tony Carey - Synth Moog on "Calling Baal"

 

Nota di redazione : Anche se in ritardo, causa infortunio, il nostro indomito Giorgio ha portato a termine la recensione quindi anche se ci scusiamo per il ritardo, speriamo che lo sforzo sia apprezzato.

Il mio primo approccio con Michael Schenker è stato, giocoforza data l’anagrafe, all’inizio degli anni 80 quando ho conosciuto gli Scorpions e ho acquistato in sequenza gli ultimi tre album che la band di Rudolf Schenker aveva pubblicato, uno di questi era “Lovedrive”, nel quale aveva clamorosamente fatto ritorno il fratello più giovane, che era appena uscito dagli U.F.O., ma neanche il tempo di assaporare il lavoro della sua Flying V assieme al fratello più vecchio, che Michael se ne era già andato per formare quello che, tuttora, è il suo gruppo (marchio?) più longevo, ossia il Michael Schenker Group, con il quale seguiva le orme hard rock degli U.F.O. per trasportarle nell’imperante nwobhm. Quattro decadi dopo, diversi rientri alla corte di Phil Mogg, diverse incarnazioni del Group e diversi gruppi autocelebrativi dopo, ecco tornare il carrozzone del MSG, perchè di questo si tratta, data la quantità abnorme di ospiti famosi chiamati dal biondo chitarrista a rimpinguare le fila del Group vero e proprio.

La bio parla di un gruppo che, perlomeno dal vivo, accompagna Michael e tanto per cambiare alla voce chi c’è? Ma certo, proprio lui, Mr.mille gruppi Ronnie Romero, che non sto qui ad elencarvi a quanti progetti ha prestato le sue, ottime, doti vocali, altrimenti nel 2023 non avrei ancora finito di scrivere, ma proprio per il fatto che si tratta di un progetto dove Michael vuole interpreti diversi a secondo del pezzo eseguito, ecco alternarsi altrettanti cantanti eccellenti quali Michael Kiske e Ralf Scheepers a rendere il tutto più appetibile per chi apprezza queste “ammucchiate” in stile Avantasia e più confusionario per chi vi sta scrivendo. Intendiamoci, il livello non è basso e a mio parere, è particolarmente alto in “A king has gone”, dove troviamo alla voce Kiske nel pezzo che è dedicato a Ronnie James Dio e ai Rainbow di “Rising” e qui correggo l’inesattezza presentata dalla bio allegata dall’etichetta, dove si dice che, oltre a Tony Carey, che esegue “Calling Baal” al synth moog, come tributo all’intro di “Tarot woman”, brano d’apertura del capolavoro uscito nel 1976, Schenker avrebbe reclutato la sezione ritmica originale di quell’album, cosa impossibile, dato che sia Jimmy Bain che Cozy Powell hanno lasciato la vita terrena, quindi Bob Daisley e Bobby Rondinelli, che pur hanno fatto parte dei Rainbow, sono due ospiti di lusso, ma c’entrano davvero poco. Detto questo il brano rimane, come struttura e interpretazione, il migliore di “Universal”, certo per evidenti motivi sembra più un pezzo degli Helloween che jammano con i Rainbow dell’epoca, con l’assolo che sembra uscito dalla Stratocaster del Man in Black, ma , direte voi e il resto? Prima di tutto c’è da dire che “Wrecking ball” è il pezzo più metallico dell’album e guarda caso, è cantato da Ralf Scheepers e potrebbe stare benissimo in un album dei Primal Fear o dei Judas Priest primi anni 80, unica nota un pò dolente, il buon Ralf viaggia su registri poco consoni alla sua enorme estensione, ma si sa, il tempo passa per tutti, quindi c’è ancora quasi tutto l’album da trattare, ma cosa si può dire di un disco che, seppur formalmente bello, ben suonato e prodotto in maniera equilibrata dallo stesso Schenker e da Michael Voss, lascia una traccia non indelebile? L’album parte con “Emergency” e “Under attack”, due pezzi dove Romero resta, per così dire, sotto traccia, sicuramente meglio il secondo, dal ritornello più orecchiabile e dopo le già citate “Calling Baal” e “A king has gone”, ecco un’altra ospitata eccellente in “The universe”, dove il cantante originale del MSG, Gary Barden duetta con Romero per un brano epico, magniloquente e sicuramente più personale, ma le sorprese finiscono qui. Non che gli altri brani siano brutti, ma restano anonimi, con la nota di merito almeno riguardo al testo, per “London calling”, che non è la cover dell’inno dei The Clash, ma tributa la scena hard’n’heavy londinese nel fermento di fine 70s/inizio 80s, anche se musicalmente la canzone si attesta su coordinate di un canonico hard rock e così via, tra qualche sussulto solistico di Michael come in “Yesterday is dead” e altri pezzi che nulla aggiungono all’immensa carriera del biondo chitarrista tedesco.

In conclusione, scordatevi l’infuocato hard’n’heavy dei tempi di Gary Barden e Graham Bonnet, ma anche i laccati momenti di Robin McAuley, qui siamo difronte, purtroppo a mio parere, alla sempre più prendente piede deriva del supergruppo pieno di ospiti come già accennato in precedenza, con il risultato che l’album resta slegato, con spunti di classe, ma inerte e, sinceramente, poco rilevante; non posso bocciarlo, ma la sufficienza viene sorpassata solo per quei pochi momenti memorabili che ho citato e date le indubbie capacità di Michael, è davvero pochino…

© 2022, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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