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14 Giugno 2022 8 Commenti Samuele Mannini
genere: Hard Rock
anno: 1990
etichetta: Atlantic
ristampe: 2014 Rock candy
Tracklist:
Can't Get Enuff 4:19
Loosen Up 3:29
Miles Away 4:11
Easy Come Easy Go 4:03
Rainbow In The Rose 5:34
In The Day We'll Never See 4:50
Under One Condition 4:28
Little Dirty Blonde 3:32
Baptized By Fire 4:11
You Are The Saint, I Am The Sinner 3:35
In The Heart Of The Young 4:37
Formazione:
Drums, Percussion – Rod Morgenstein
Guitar – Paul Taylor
Keyboards – Kip Winger, Paul Taylor
Lead Guitar, Rhythm Guitar – Reb Beach
Lead Vocals, Bass – Kip Winger
Producer – Beau Hill
Sicuramente nella nostra rubrica dei classici un disco degli Winger è un obbligo morale, già ma quale scegliere per rappresentare la band al top? Artisticamente credo che il meglio sia contenuto nei primi tre dischi e scartato Pull (anche se personalmente lo adoro),che come sound non rientra nei tipici canoni del resto della discografia, restano il debutto omonimo ( anche conosciuto come Sahara) e questo In The Heart Of The Young. Anche se personalmente preferisco di un pelo quest’ultimo, quando ho tali dubbi amletici, consulto gli iscritti del gruppo facebook di Rock Of Ages per ascoltare la vox populi, che stavolta, con una percentuale bulgara, ha dichiarato la preferenza per il secondo capitolo della band.
Fatta dunque la doverosa premessa sull’alto valore delle due proposte andiamo a vedere quali sono le peculiarità di In The Heart Of The Young che lo fanno preferire al suo pur valido ed acclamato predecessore. Per prima cosa salta all’occhio una certa maturazione nel songwriting, che qui si stacca di più dalle tematiche sex oriented e va ad esplorare territori più ricercati ed intimisti. Secondo, la struttura dei pezzi è più variegata ed al classico hard rock rovente aggiunge ritmiche più marcatamente funkeggianti, qualche accenno ‘progressivo’ ed in Baptized By Fire si azzardano addirittura innesti rappegianti (a dire il vero non furono gli unici all’ epoca a tentare l’operazione) ed anche se questi crossover io li digerisco male , denotano comunque una certa attitudine a non giocare sul sicuro autoclonandosi all’infinito. Terzo ed ultimo punto, la presenza di tre canzoni da antologia, ovvero: l’appassionata ballad Miles Away, che trascinò il disco fino al traguardo del platino, Rainbow In The Rose con la sua struttura complessa ed un testo poetico e l’hard Aor di In The Day We’ll Never See.
Il ricco menù è poi completato dall’hard rock rovente , ma non banale di Can’t Get Enuff, grazie anche ai suoi spaziali innesti di tastiera, dalle ritmate e funkegianti Loosen Up e Easy Come Easy Go e dall’altra mega ballad Under One Condition. Di Baptized By Fire ho già detto , personalmente è la canzone del disco che apprezzo meno, ma son gusti. Little Dirty Blonde, You Are The Saint, I Am The Sinner e la title track invece continuano nel solco del classico Winger sound, risultando accattivanti e godibili.
Credo che sia inutile parlare della perizia musicale della band ne delle doti canore e di frontman di Kip Winger, che petto villoso al vento tante teenager dell’ eopca fece sognare. Così come è inutile dilungarsi e piangere sulla produzione stellare di Beau Hill, che ai nostri giorni possiamo solo sognare.
Insomma per concludere un disco da avere in tutti i modi, ovviamente insieme al predecessore, ma anche a Pull così da seguire il percorso di una band che probabilmente non ha ottenuto tutto quel successo che avrebbe meritato.
© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.
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