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Recensione

78/100

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Chip Z’Nuff – Perfectly Imperfect – Recensione

22 Giugno 2022 Comment Alberto Rozza

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. The Church
2. Welcome To The Party
3. Doctor (I'm Going Down Can You Save Me?)
4. Ordinary Man
5. Heaven In A Bottle
6. Roll On
7. I Still Hail You
8. 3 Way
9. Heroin
10. Honaloochie Boogie

Formazione:

Chip Znuff - Singer, Bass, Guitar, Melotron
Joel Hoekstra - Lead Guitar
Daxx Nielsen - Acustic Drums
Daniel Hill - Drums, Percussion and orchestration
Steven Adler - Acustic Drums

Contatti:

Sito: https://www.enuffznuff.com/

Facebook: https://www.facebook.com/EnuffZnuffOfficial/

 

Grandi aspettative per un super gruppo qualitativamente ineccepibile: Chip Z’Nuff raccoglie attorno a sé vere eccellenze dell’ambiente hard rock è sforna un prodotto di grande impatto sonoro.

L’introduzione “The Church” spalanca le porte a “Welcome To the Party”, un vero e proprio invito a entrare in questo lavoro appetitoso e suadente: il brano risulta stuzzicante e coinvolgente, dalle note oscure e leggermente malinconiche, globalmente interessante. “Doctor” presenta un tappeto musicale particolare e non banale, mettendo in mostra le doti musicali della band e un gusto non scontato nella composizione del brano. Sempre giocando su abbinamenti musicali non consueti, troviamo “Ordinary Man”, che come la precedente traccia ha qualcosa di beatlesiano mischiato a sonorità contemporanee, tutto questo reso dalla voce emotivamente penetrante di Chip Z’Nuff. Arriviamo al singolo “Heaven In A Bottle”, non particolarmente innovativo, ma comunque carico di emotività e convinzione. “Roll On” può essere definito un classicone rock, con sempre delle chicche nei fraseggi, a rendere un brano apparentemente banale sempre fresco e originale. Suoni caldissimi e atmosfera “americana” per “I Still Hail You”, a comporre un pezzo da strada particolarmente evocativo e riflessivo, che sfocia nella ben più scanzonata “3 Way”, cadenzata, ritmata e folleggiante. “Heroin” è un brano compatto, dalla linea vocale sempre azzeccatissima, dalle sonorità semi acustiche a rendere un calore tangibile nella realizzazione e soprattutto una vena di malinconia che emerge con l’avanzare dei secondi. Conclusiva e celebrativa, un vero inno finale, arriva “Honaloochie Boogie”, gagliarda e schizofrenica, un congedo degno per un buonissimo lavoro di studio, piacevole nelle sue sfaccettature a cavallo tra il presente e il passato, decisamente un ascolto piacevole in un periodo dove è sempre più difficile trovare album e brani accattivanti.

© 2022, Alberto Rozza. All rights reserved.

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