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09 Maggio 2022 16 Commenti Vittorio Mortara
genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers
Tracklist:
1 Escape Machine
2 Blame It On The Night
3 Different Worlds
4 Losing The Track
5 Writings On The Wall
6 Show Me The Way
7 Just When I Needed You
8 Need To Fall
9 Stop The World
10 Hearts Of Stone
11 Don't Break My Heart
Formazione:
Renan Zonta - Voce
Brad Gillis - Chitarra
Billy Sheehan - Basso
David Huff - Batteria
Alessandro Del Vecchio - Tastiere, cori
Ennesimo supergruppo in uscita per la nostrana Frontiers records, gli Skills sono un progetto che vede coinvolti nomi enormi del panorama melodic rock mondiale: Billy Sheehan, Brad Gillis, David Huff (fratello di Dan) e Renan Zonta, coadiuvati dal nostro Alessandro DelVecchio alle keys. Come sempre, di fronte a tali premesse, mi accingo all’ascolto con uno stato d’animo combattuto fra le aspettative elevate per lo spiegamento di forze in campo e lo scetticismo dovuto alle molte, troppe delusioni precedenti relative a progetti simili, rivelatisi pure operazioni commerciali senz’anima e dai miseri contenuti. Ho prenotato la recensione di quest’album con grandissimo anticipo perche Sheehan è uno dei miei eroi. Ho amato i Mr. Big dal loro debutto ed ho assistito tristemente all’inaridimento della loro vena creativa negli anni 2000. Ma le cavalcate del bass player e le rincorse con Paul Gilbert su scale improponibili mi hanno sempre fatto battere forte il cuore. Per non parlare delle loro esibizioni dal vivo. Capirete che non potevo esimermi! Dunque sono qui a raccontarvi questo “Different worlds”. Come suona? Beh, direi che è buon mix tra Night Ranger, Mr.Big, Electric Mob e Giant, segno che nessuno dei componenti la band ha prevalso sugli altri, ma la stesura dei pezzi è stata frutto di una reale collaborazione. La classe cristallina di ciascun musicista è messa nel giusto risalto senza penalizzare il “formato” canzone. Peccato soltanto di non essere più in un’epoca in cui le produzioni erano rese scintillanti dai fiumi di dollari che scorrevano alle pendici dell’hard rock…
Il disco comincia con un’accoppiata di pezzi viranti sul Mr.Big style: “Escape machine” si appoggia sui fraseggi di basso e chitarra, con Zonta intento a ricalcare le orme di baby face, mentre la speedy “Blame it on the night” sembra la riedizione di “Addicted to that rush”, un rock blues accelerato sul quale è un piacere ascoltare Gillis e Sheenah che si rimbalzano il ruolo da protagonista. Niente di nuovo ma parecchio emozionante! “Different worlds” rallenta il passo, strizzando l’occhio a melodie più moderne, riproposte con la tecnica sopraffina in possesso dei nostri. Su “Losing the track” Renan dimostra il perché abbia vinto The Voice Brazil, sciorinando l’interpretazione superlativamente emotiva di una classica ballad che, in tal modo, acquisisce un valore aggiunto notevole. Night Ranger e ancora Night Ranger tra le note di “Writings on the wall”: ascoltate i controcanti di Del Vecchio ed il solo di Brad e giudicate voi. Grande hard rock americano su “Show me the way”, e ancora Zonta sugli scudi a rendere la melodia estremamente easy. I lenti… ah i lenti… “Just when I needed you” non è nulla di straordinario a livello compositivo ma a me piace un sacco. Ed ogni volta che la ascolto mi mette i brividi. Per la linea vocale. Per quei licks di chitarra. Per il suo essere cosi ottantiana… Bellissima! E poi ricominciano i fraseggi Sheenah/Gillis dando vita a “Need to fall”, perfetta sintesi tra gli universi rappresentati da ciascun membro della band, pezzo tecnico ma coinvolgente fino all’ultima nota. Segue la giantesca “Stop the world” già ascoltata come singolo apripista, immediata, si, ma resa nobile dall’assunto strumentale d’eccezione. Gli accenti bluesati di “Heart of stone” fanno calare un poco la tensione, e l’hard di stampo Whitesnake della conclusiva “Don’t break my heart” non contribuisce a risollevarla.
Dunque. Diciamo che questi Skills, a parer mio, sono l’unico supergruppo di oggi degno di essere ascoltato. Quanto a tecnica siamo veramente al top. Forse a livello compositivo qualcosina di più si poteva fare. Gli ultimi due pezzi abbassano, in tal senso, un po’ la media. E la produzione, ahime, non è un punto di forza per nessuno in questi anni di vacche magre. E, per gente come loro, certo è penalizzante. Però tra i solchi di questo platter scorre emozione. Probabilmente non vi piacerà al primissimo ascolto. Non è così immediato. Dovrete gustarlo e riguastarlo come un buon vino barricato o una ottima trippel belga, prestando attenzione al lavoro svolto dai singoli, alle sfumature, alle sensazioni retrolfattive. E soltanto allora potrete giudicarlo nella sua interezza. Una nota di plauso per Renan Zonta: a parte la trasformazione fisica da Genny Savastano a Chester Bennington, il carioca sta imparando a gestire le sue ottime doti vocali ed a metterle al servizio dell’interpretazione, ed i risultati si sentono. La traduzione di skills è doti, e i ragazzi ne hanno. E molte. Ascoltare per credere.
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