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Halestorm – Back From The Dead – Recensione

09 Maggio 2022 5 Commenti Vittorio Mortara

genere: Modern Metal
anno: 2022
etichetta: Atlantic

Tracklist:

1. Back From The Dead
2. Wicked Ways
3. Strange Girl
4. Brightside
5. The Steeple
6. Terrible Things
7. My Redemption
8. Bombshell
9. I Come First
10. Psycho Crazy
11. Raise Your Horns

Formazione:

Lzzy Hale – voce, chitarre
Arejay Hale – batteria
Joe Hottinger – chitarre
Josh Smith – basso, tastiere

 

Lzzy Hale lo aveva detto: il periodo del lockdown ed il relativo forzato stop alle attività l’hanno resa più riflessiva ed incarognita, e questo si sarebbe riflesso nelle composizioni del nuovo album. E così è stato. Il progressivo passaggio dalle melodie rock/pop, mutuate da certo post grunge anni ’90 mescolato ad una punta di gothic modaiolo, ad un modern metal scarno e senza fronzoli, subisce con questo “Back from the dead” una brusca accelerazione. Canzoni brevi, pochi lazzi, linee vocali per la maggior parte aggressive la fanno da padroni. Pare che Joan Jett sia salita su una macchina del tempo alla fine dei ’70 e sia arrivata ai giorni nostri senza fermarsi a guardare come si era evoluta la musica nel frattempo. Salvo forse aver dato uno sguardo a che cosa combinavano i Pantera negli anni 90. La sezione ritmica picchia come un team di carpentieri.L e chitarre sembrano un panzer tedesco. La produzione è quella di una major, dunque tutto suona perfettamente a fuoco e il sound esce dalle casse in forma smagliante.

E la title track che apre il disco non le manda a dire: Lzzy è tornata dal mondo dei morti ed è incazzata nera! E con lei tutta la band. Canzone cattiva ma trascinante, scelta giustamente come primo singolo. Comincia con il chorus urlato a squarciagola “Wicked ways”, e la bionda singer ci rammenta di non essere un angelo, fra accelerazioni e parti cadenzate squisitamente nu metal. Il riffone pieno di feedback e la strofa quasi recitata di “Strange girl” ricorda vagamente le Hole di Curtney Love. “Brightside” non ha nulla di luminoso: è un altro midtempo spaccaossa che non da tregua all’ascoltatore. Il nuovo singolo, “The steeple”, è la canzone più ammiccante dell’intero lavoro, con quel ritornello che va in crescendo e rappresenta l’omaggio della Hale agli adepti della chiesa Halestorm. “Terible things” a dispetto del titolo è un bel lento acustico e dagli accenti Evanescence che vedrei bene come prossimo estratto. Ancora feedback come se piovesse e sezione ritmica sugli scudi per “My redemption”, che si apre all’altezza del refrain verso melodie un filo più easy. La band di Phil Anselmo gioca un ruolo fondamentale nel sound di “Bombshell”, nella quale Lzzy abbassa di un’ottava il suo cantato rendendo ancora più pesante l’atmosfera del pezzo. Non fatevi ingannare dell’inizio alla Eurhytmics di “I come first”: il fuoco della rabbia non è spento. E infatti torna a divampare nel coro. “Psycho crazy” è forse l’unico brano piuttosto anonimo dell’album, ma la conclusiva ballad “Raise your horns”, che porta il nome dell’associazione no profit fondata dalla stessa cantante, sa toccare le corde dell’emozione come seppero fare in passato “Beautiful with you” e “Break in”.

Ascoltare quest’album è stato un vero piacere. Primo perché è un’uscita per una major, ed il mio impianto hifi ringrazia per poter riprodurre, una volta tanto, suoni di qualità. Secondo perché credo che Lizzy sia un’artista onesta e coerente con le proprie idee. Poteva continuare a produrre musica piaciona e modaiola, e invece ha indurito progressivamente il sound della sua band scrivendo canzoni che soddisfino in primo luogo se stessa. Per non parlare dei ragazzi che l’accompagnano, a partire dal fratello Arejay, che sono puntuali nel fornire il loro contributo ed il giusto sostegno alla indiscussa leader. Anche se il rock proposto non è propriamente melodic, sono sicuro che a molti di voi lettori di queste pagine “Back from the dead” piacerà, come sarà piaciuta l’ultima fatica dei The Pretty Reckless. Quindi buon ascolto e lunga vita a Lzzy!

© 2022, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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