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Recensione

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Days Of Wine – Days Of Wine – Recensione

20 Maggio 2022 Comment Samuele Mannini

genere: Classic Rock
anno: 2022
etichetta: Pride & Joy

Tracklist:

1. Seven Days, 2. Devil’s Bill, 3. Spread Your Wings, 4. Healerman, 5. Like The Others, 6. Never Stop Believing, 7. Angels In Disguise, 8. My Last Kiss, 9. Paint The Sky, 10. Days Of Wine

Formazione:

Leif Digernes: Vocals
Leif Johansen, Bass, keyboards, Vocals
Geir Digernes, Drums/Percussion
Tom Sennerud, Guitar, Vocals
Jon Johannessen, Guitar

Ospiti:

Gregg Bissonette (drums, David Lee Roth, Ringo Starr, Joe Satriani, Toto, Santana, Ozzy Osbourne etc.) and Matt Bissonette, (bass, David Lee Roth, Ringo Starr, Joe Satriani, Elton John, Steve Perry, Don Henley, Brian Wilson) on “Angles In Disguise”, Jon Pettersen (Ammunition) played the acoustic intro to “Healerman”, Markus Klyve (Tekro’s Kingdom) the solo on “Never Stop Believing”, Lars Andrè Kvistum (Conception) keyboards on “Spread Your Wings”
And Ronni Le Tekro (TNT/Tekro’s Kingdom) add. guitars on “Paint The Sky”

Contatti:

www.daysofwine.no

 

Eravamo quattro (beh in questo caso cinque) amici al bar che volevano fare un disco di classic rock….. E se i cinque amici in questione sono: Leif Digernes (Westpoint, Bronx), Leif Johansen  (21 Guns, Phenomena, A-ah), Geir Digernes  (Sons Of Angels), Tom Sennerud  (Stoneflower, Diezel) e Jon Johannessen (Stoneflower, Diezel, Ronnie Le Tekro’s Kingdom), ci sta anche che la cosa riesca bene.

Questi cinque musicisti della scena di Oslo si cimentano infatti in un album classico, che più classico non si può, andando a recuperare le atmosfere del rock americano di fine seventies miscelandole con massicce dosi di blues e giochi di voci con controcori femminili. Un disco tra il graffiante ed il compassato, che elargisce però energia e rilassatezza in egual misura e che ha nella voce graffiante e sexy di Leif Digernes uno dei suoi indiscussi punti di forza.

Ascoltate per esempio l’opener Seven Days con la controvoce femminile e avrete una sintesi del disco, mentre il seguente torrido blues di Devil’s Bill sembra uscire dalle  sconfinate lande  americane piuttosto che dai fiordi norvegesi. Degne di nota anche la ballabile Spread Your Wings, l’intima Healerman, il singolo My Last Kiss e la quasi Aor Never Stop Believing.

Magari non sarà il disco dell’anno, magari non piacerà ai modernisti del sound neo ottantiano, ma qui c’è tanta passione, tecnica e feeling in quantità industriale. Infine una nota sulla produzione, finalmente un disco registrato ‘live’ in studio, come si faceva una volta, con tutti i musicisti presenti e non suonato in cinque posti diversi e ricomposto postumo. Credetemi, questa cosa magari toglierà un po’ di brillantezza al sound , ma senza dubbio contribuisce alla genuinità delle canzoni e del prodotto finale. Un disco quindi un po’ diverso dal mood attuale e che mi sento di consigliare ampiamente a chi ama le atmosfere da midwest americano.

© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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