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Nazareth – Surviving The Law – Recensione

28 Aprile 2022 2 Commenti Giorgio Barbieri

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1- Strange days
2- You gotta pass it around
3- Runaway
4- Better live out
5- Mind bomb
6- Sweet kiss
7- Falling in love
8- Waiting for the world to end
9- Let the whisky flow
10- Sinner
11- Ciggies and boozes
12- Psycho skies
13- Love breaks
14- You made me

Formazione:

Carl Sentance - Vocals
Jimmy Murrison - Guitar
Pete Agnew - Bass
Lee Agnew – Drums

 

Ed eccoci qui, dopo 54 anni ancora con un disco targato Nazareth da ascoltare e da sviscerare e ci si chiede come possano certi gruppi storici essere ancora tra di noi e le risposte sono basilarmente due; la prima è che volenti o nolenti, il tempo passa e i nostri rockers invecchiano, per cui, tra abbandoni a causa di stress da tour e/o divergenze musicali e, purtroppo, eventi luttuosi che colpiscono alcuni componenti, i Nazareth, come anche i Deep Purple e gli Uriah Heep, si ritrovano con un solo membro originale e giocoforza, ringiovaniscono le fila e la seconda è che, nonostante questo, certi rockers non smettono mai di esserlo e non perdono un grammo di quella immensa voglia di dimostrarlo al mondo, suonando dal vivo e continuando a pubblicare album che, tutto sommato, non sono mai e sottolineo mai, di scarsa fattura. Certo, il tempo dei capolavori è passato, “Razamanaz”, “Loud’n’proud”, “Rampant” e “Hair of the dog”sono dei lontani ricordi nel songwriting della band scozzese, ma non è mai successo che il nome Nazareth sia poi stato associato a dischi minori o addirittura brutti e allora, anche alla luce della pochezza del panorama attuale (non solo nel mondo dell’hard’n’heavy, ma in tutto il giro musicale), ben venga un album nuovo dei Nazareth, perchè, come vedremo, c’è tanta bella roba tra le quattordici tracce che lo compongono.

Già dal 2014, anche Dan McCafferty ha lasciato i Nazareth per motivi di salute e lui stesso ha dato la benedizione affinchè al suo posto entrasse l’ex Persian Risk Carl Sentance, mentre il chitarrista originale Manny Charlton ha lasciato addirittura nel 1990 per fare, appunto, cose diverse e Darrel Sweet, il batterista, ha abbandonato questa valle di lacrime nel 1999, al loro posto sono arrivati Jimmy Murrison, che, al momento risulta essere il chitarrista più longevo del quartetto di Dumferline e Lee Agnew, figlio del bassista Pete, unico membro originale rimasto, così, con una band “ringiovanita”, anche l’agilità dei pezzi scritti dai Nazareth ne risente, in positivo e “Surviving the law”, venticinquesimo album del gruppo scozzese, non fa eccezione. Ma, ha senso parlarne canzone per canzone, come fanno quelli bravi? Io credo di no, ha senso dire che i “nuovi” Nazareth mantengono alto il vessillo di questa band storica a colpi di pezzi che strizzano l’occhiolino a cose più moderne come nell’opener “Strange days” o come in “Runaway”, con un Carl Sentance sugli scudi a rimarcare, come già nel precedente “Tattooed on my brain” del 2018, che lui non è un clone di Dan McCafferty, ma un signor cantante con un’altra impostazione, non per questo non adatta ai Nazareth 2.0. Certo, “You gotta pass it around” è classica che più classica non si può, provate ad immaginarvela cantata da Dan, “Falling in love” e “Psycho skies” rimandano ai seventies, come anche e soprattutto, la conclusiva “You made me” con quell’hammond che caratterizza un pezzo blues da taverna malfamata, ma tutto il discorso che ho fatto in precedenza serve a far capire che i Nazareth non sono nè la cover band di sè stessi, nè un gruppo di vecchi nostalgici e un pezzo come “Ciggies and booze” lo dimostra, soprattutto nei suoni, ma anche il lavoro di Jimmy Murrison alla sei corde risulta fresco, soprattutto nel riff portante e nell’assolo di “Sweet kiss”. In conclusione i quattro rockers non sono certo diventati la nuova sensazione per i teen agers, ma “Surviving the law” è un album per chi, come me ad esempio, cerca qualcosa che non sia la stessa cosa trita e ritrita, le idee sono vincenti, la produzione di Yann Rouiller è tutto fuorché vintage e questo è positivo per i Nazareth, che non meritano certo di essere liquidati come vecchi dinosauri che non vogliono arrendersi, ma piuttosto validi rockers che vogliono ancora stupire e gridare al mondo che loro ci sono ancora, eccome!

© 2022, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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