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Recensione

78/100

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Tony Martin – Thorns – Recensione

16 Marzo 2022 1 Commento Giorgio Barbieri

genere: Heavy Metal
anno: 2022
etichetta: Battlegod productions

Tracklist:

01. As The World Burns
02. Black Widow Angel
03. Book Of Shadows
04. Crying Wolf
05. Damned By You
06. No Shame At All
07. Nowhere To Fly
08. Passion Killer
09. Run Like The Devil
10. This Is Your Damnation
11. Thorns

Formazione:

Tony Martin: Vocals, Guitars, Violin
Scott McClellan: Lead Guitars
Magnus Rosén: Bass
Danny Needham: Drums

Ospiti:

Pamela Moore: Additional Vocals on "Thorns"
Greg Smith: Bass on "No shame at all"
Joe Harford: Guitars
Bruno Sa: Keyboards
Laura Harford: Narration

 

Quando si parla di Anthony Philip Harford, meglio conosciuto come Tony Martin, bisogna fare un doveroso preambolo, questo signore è quello che ha risollevato le sorti della band che ha definito l’heavy metal. Sì, perchè nel 1987, quando entrò nei Black Sabbath allo sfacelo dopo la cacciata di Glenn Hughes, tutti i cambi di formazione e la scelta infelice di far uscire “Seventh star” a nome Black Sabbath, seppur “featuring Tony Iommi”, Tony arrivò e riportò il nome dei Black Sabbath dove gli spettava, grazie al suo approccio molto simile a quello del piccolo grande uomo Ronnie James Dio, del quale vocalmente sembrava un parente più giovane e poco importa se l’album del suo debutto “The eternal idol” fosse già stato registrato e addirittura cantato dal povero Ray Gillen, bravo, ma poco adatto, come Glenn Huhges, al sound dei Sabbath, lui sicuramente diede una spinta maggiore alla band e se ancora adesso, dopo 25 anni dalla sua uscita definitiva, risulta essere, chiaramente dopo Ozzy Osbourne, il cantante più longevo del gruppo di Birmingham, un motivo ci sarà! Ma non limitiamoci ai Black Sabbath, il buon Tony ha iniziato una carriera solista , che lo portò a pubblicare “Back where I belong” subito nel 1992, album dalle sonorità molto più consone all’audience di questo sito, pieno zeppo di ospiti eccellenti tra i quali Brian May, Neil Murray, Nigel Glockler e Zak Starkey, carriera che continua tuttora dopo il secondo album “Scream” uscito nel 2005, con il qui presente “Thorns”, che, dopo aver ricordato anche le altre notevoli esperienze di Tony, come The Cage, Empire, Giuntini Project e addirittura Candlemass, andiamo a sviscerare….

Se Tony voleva far capire quali fossero le sue intenzioni, l’opener “As the world burns”, della quale potete vedere il video di seguito, chiarisce molto, ossia che quello scettro che si era preso con capolavori come “Headless Cross” e “Tyr”, gli appartiene ancora, apertura metallosa, con la sezione ritmica in evidenza e la sua voce a farla da padrone, stemperando con le sue aperture melodiche, le asperità rocciose del brano. Ma se pensate che l’album sia una specie di ripetizione degli episodi sabbathiani, o non avete mai ascoltato gli altri dischi solisti di Tony, oppure non avete presente di quale eclettismo sia capace, seppur rimanendo nell’ambito hard’n’heavy, quindi anche se “Black widow angel” altro pezzo vicino al metal, ma di estrazione più sabbathiana, sia per tematiche, che per andamento, arriva subito dopo, l’album contiene pezzi dal flavour più rockeggiante, come “Crying wolf” dal feeling oscuro, che qui si propone in versione semiacustica o come “Damned by you”, dove troviamo Tony alle prese con il violino e rimarchiamo una sontuosa prestazione del poco conosciuto, ma molto bravo chitarrista Scott McClellan, molto interessante anche “This is your damnation”, dal feeling di nuovo acustico. Ma gli highlight dell’album sono la title track, mid tempo che parte come ballad per poi salire in un crescendo rossiniano impetuoso ed emozionante, soprattutto quando Tony duetta con Pamela “Sister Mary” Moore e ” Book of shadows”, dove Tony si ricorda di aver cantato su un album epico e magniloquente come “Tyr” e soprattuto in un pezzo come “Jerusalem”, la forza e la possenza dei cori ricordano quell’album e in particolare quella canzone, facendo risultare questo pezzo, il vero e proprio climax del disco. Detto che la cover è quantomeno amatoriale e non invoglia sicuramente all’acquisto, ma io me ne frego perchè, come si dice, “un libro non si giudica dalla copertina”, che Tony si circonda di ottimi musicisti, come il già citato Scott McClellan, autore di una prestazione di gusto e fantasiosa, come il bassista Magnus Rosén, ex Hammerfall, Jorn e attualmente anche nei Bleckhorn di Goran Edman e il batterista Danny Needham, già dal 2006 alla corte di Mr. Martin e anche percuotipelli dei Venom e che la produzione roboante e moderna, ma un pò “finta” è opera di Pete Newdeck, che ha lavorato anche con Steve Grimmett e i suoi Grim Reaper, con Tony Mills, con i Fury e gli Eden’s Curse, saluto il ritorno di un grande artista, che ho avuto il piacere di vedere due volte dal vivo con i Black Sabbath al Rolling Stone di Milano, nel 1990 e nel 1995 e che ha sempre avuto un posto nel mio cuore, non fosse altro per le emozioni che ancora adesso mi danno album fantastici come quelli dove Tony ha dato la sua impronta e poco importa se qualche riempitivo come “No shame at all”, “Passion killer” o “Nowhere to fly” abbassano leggermente la qualità del disco, che comunque vede anche altri ottimi pezzi dallo stampo metal come “Run like the devil”, per me “Thorns” è un ottimo album e lo consiglio vivamente ai lettori di MelodicRock.it dall’ indole più metallica.

© 2022, Giorgio Barbieri. All rights reserved.

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