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Recensione

88/100

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Reckless Love – Turbo Rider – Recensione

24 Marzo 2022 14 Commenti Vittorio Mortara

genere: Electro Glam
anno: 2022
etichetta: AFM

Tracklist:

01. Turborider
02. Eyes Of A Maniacs
03. Outrun
04. Kids Of The Arcade
05. Bark At The Moon
06. Prelude (Flight Of The Cobra)
07. Like A Cobra
08. For The Love Of Good Times
09. ’89 Sparkle
10. Future Lover Boy
11. Prodigal Sons

Formazione:

Oli Herman (H. Oliver Twisted): voce
Pepe Salohalme: chitarre
Jalle Verne: basso
Hessu Max: batteria

 

Ma che disco della Madonna mi hanno pubblicato i Reckless Love!?!? I quattro finnici ragazzoni erano partiti dieci anni fa quasi in sordina, con una sorta di street/glam grezzo che pagava forte dazio alle band del Sunset boulevard ma non aggiungeva pressochè altro. Poi, album dopo album, è avvenuta una lenta ma inesorabile ibridazione con un certo pop della stessa epoca. I synth si sono ritagliati un ruolo sempre più importante nella loro musica, fino ad arrivare, in questo quinto disco, alla piena definizione del loro stile, che definirei molto personalmente electro glam. Ma attenzione: qui la componente elettronica non è mutuata da oscuri maestri quali potrebbero essere gli immensi Depeche Mode, bensì dal pop più sbarazzino degli altrettanto imprescindibili A-Ha, Ultravox ed Alphaville. Melodie facilissime, batteria elettronica onnipresente, chitarra sempre puntuale e la voce di H. Oliver Twisted, maturata tantissimo ed ora perfettamente a cavallo fra le tonalità di un Vince Neil e di un Bruno Mars. Il melange che ne risulta ti piglia e non ti molla più.

Apre le danze la title track, singolo bomba tamarrissimo ma dal devastante effetto sul sistema limbico dell’ascoltatore, che esce tramortito dalla batteria incalzante, dagli effetti elcectro, nonché dal ritornello assassino. La poppeggiante “Eyes of a maniac” propone accenti cyber horror ed un refrain super easy. Così come le linee vocali di “Outrun”, pezzo che non può non infondere buon umore nell’ascoltatore con la sua carica positiva. “Kids of the arcade” sposta un po’ il tiro sul versante rock, pur restando squisitamente leggera. A grande sorpresa arriva la cover di “Bark at the moon”: se non fosse per la batteria elettronica, sarebbe sputata all’originale, compresa la vocina del mitico Ozzy e l’assolo finale di Jake E. Lee! Altro che la versione stravolta che i Degreed suonano dal vivo! E molto Ozzyana è anche l’intro “Prelude (fight of the Cobra)” che fa, appunto, da preludio a “Like a cobra” altro bel brano pop/glam nel quale si alternano parti atmosferiche ad altre più dirette. Plauso al solo di Pepe, bene incastonato nel contesto. “For the love of good times” è tra le mie canzoni preferite. Basata essenzialmente sull’incedere felino dei synt, sfodera un ritornello assolutamente stupendo. Coldplay e Bruno Mars irrompono nel pop ultramoderno di “’89 sparkle”, assolutamente gradito a chi vi scrive. “Future lover boy” riprende le movenze della title track, anche se con un po’ meno irruenza ed efficacia. E così, a meno di quaranta minuti da che tutto era iniziato, tocca già a “Prodigal sons”, brano al quale va la palma di più guitar oriented del lavoro, chiudere in bellezza questo Turbo Rider.

Bello questo disco! A dirla tutta, quando è uscito il singolo “Turbo rider” ho pensato che, se tutto l’album fosse stato all’altezza, ci sarebbe scappato un votone oltre il 90. Alla fine mi sono tenuto un po’ più basso essenzialmente perché il tasso pop sovrasta un po’ troppo spesso la vena rock. Comunque siamo di fronte ad un lavoro senza evidenti punti deboli, che trascina ed emoziona con sonorità easy e ben radicate nella tradizione degli anni 80. Oltretutto la produzione, affidata agli esperti Joonas Parkkonen e Svante Forsbäck, è azzeccata e riesce a valorizzare degnamente quanto proposto. E se abbiamo tanto osannato i fantasmi Levara che si limitavano a scimmiottare i Coldplay, non possiamo fare gli indifferenti davanti ai Reckless Love che, a differenza del gruppo del baby Lukather, non imita imitatori ma pesca direttamente alla fonte e, oltretutto, vanta carriera ed esperienza sulla scena ormai ultradecennali. E con questo mi sono guadagnato l’etichetta di ‘specialista in gruppi tamarri’ dal mio capo redattore. E ne vado piuttosto fiero! Vi saluto e vado a spararmelo a mille per l’ennesima volta!

© 2022, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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