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Recensione Classico

Classico

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Asia – Alpha – Classico

18 Marzo 2022 15 Commenti Samuele Mannini

genere: Aor
anno: 1983
etichetta: Geffen
ristampe:

Tracklist:

Don't Cry
The Smile Has Left Your Eyes
Never In A Million Years
My Own Time (I'll Do What I Want)
The Heat Goes On
Eye To Eye
The Last To Know
True Colors
Midnight Sun
Open Your Eyes

Formazione:

Drums – Carl Palmer
Guitar – Steve Howe
Keyboards – Geoff Downes
Vocals, Bass – John Wetton

Producer – Mike Stone

 

C’è chi dice che questo disco sia magnifico……e chi mente sapendo di mentire.

Un po’ di storia. La fine degli anni 70 e l’inizio degli 80 sono stati un periodo di svolta musicale; l’ondata progressive mostrava segni di stanchezza artistica e commerciale, ecco dunque la cura valida per ogni epoca, il supergruppo! Si prende il meglio di ciò che offre il periodo a livello musicale e lo si mette insieme, sperando così di raccogliere i consensi dei fans dei vari gruppi di appartenenza, a volte funziona, a volte un po’ meno. Il primo omonimo disco degli Asia funzionò alla grande, almeno a livello commerciale anche se, come spesso succede, i fan dei gruppi di appartenenza ebbero a mugugnare non poco.  Carl Palmer, Steve Howe, Geoff Downes e John Wetton rappresentavano infatti una sorta di gotha del prog, mentre Asia di prog aveva solo qualche accenno quà e là, puntando tutto sulla melodia di facile assimilazione e classe in quantità industriale. Inevitabilmente pezzi come Heat Of The Moment e Only Time Will Tell trascinarono il gruppo nelle classifiche, ma scavarono un solco con i fan di vecchia data. Figurarsi quando l’anno successivo uscì questo Alpha, che di prog aveva soltanto qualche sfumatura negli arrangiamenti (però… ahimè, quante volte un arrangiamento fatto a modo cambia il destino di una canzone non se lo ricorda mai nessuno), molti li dettero per bolliti e commerciali ignorando le incredibili melodie contenute in questo disco. Probabilmente il mio è un caso anomalo, Alpha è stato infatti il mio primo disco Aor (se Aor vogliamo definirlo, perché ci sarebbe da discutere, ma vabbè, semplifichiamo) ed ha marcato il mio imprinting sonoro. Evidentemente il mio approccio senza retropensieri e totalmente ingenuo mi ha aiutato ad apprezzare al massimo le canzoni contenute in Alpha, portandomi in seguito ad appassionarmi sia all’Aor, sia al progressive, adorando in particolar modo le commistioni tra questi due generi, come ho già avuto modo di scrivere in altre recensioni. Posso dire tranquillamente che Alpha è stato un titolo profetico per me, in senso letterale.

Insomma, ma cosa deve avere un disco per essere definito un grande disco? Non basta l’impatto di Don’t Cry, con il suo ritmo e la sua grande melodia? No? E non basta nemmeno la sublime e sognante The Smile  Has Left Your Eyes? No problem, perché segue subito la magnifica e quasi pomp Never In A Million Years. Che vi devo dire, qui ci sono solo potenziali hit a raffica, un disco così uscisse oggi dovremmo andare tutti in pellegrinaggio a Fatima…. e a piedi. My Own Time (I’ll Do What I Want), ci trasporta con le sue note delicate verso un’altra canzone leggendaria ovvero The Heat Goes On, sono più di trent’anni che quando l’ascolto sbrodolo senza ritegno. Eye To Eye, ha il gusto pop sviscerato con piglio rock, The Last To Know è un’altro lento dalle atmosfere impareggiabili. True Colors è forse la canzone che rimanda più alle origini prog adattate all’epoca dell’airplay radiofonico. Chiudono Midnight Sun e Open Your Eyes altri due gioielli crossover Aor/Prog.

Io non so da quanto tempo non lo riascoltate, ma questo disco non soffre per nulla lo scorrere del tempo ed anzi, come un buon vino, si fa apprezzare sempre di più negli anni ed io non posso assolutamente esimermi dal periodico rituale del riascolto. Se poi per caso non lo aveste mai sentito per intero dovete porre subito rimedio: poltrona, vinile o cd posizionato nel lettore e via col sogno, a cominciare dalla copertina.

© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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