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Altzi – All Eyes On Me – Recensione

28 Marzo 2022 4 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: RA Music

Tracklist:

1. Point Of No Return, 2. Crash and Fall, 3. Into The Fire, 4. Run to you, 5. Legacy, 6. You Don’t Believe In Love, 7. Strangers in the Real World, 8. Desire, 9. Hurting Kind, 10. Motherless Child, 11. Wind & the Rain, 12. Tossin’ and Turnin’, 13. Final Warning, 14. Where Dreams never Die

Formazione:

Rick Altzi - Lead and backing vocals, Pete Alpenborg - Guitars, Keyboards Nalle Påhlsson - Bass guitar, Kevin Kott - Drums

Ospiti:

Guest solo guitarists: Joel Hoekstra (Whitesnake, Cher), Matthias IA Eklund (Freak kitchen), Per Nilsson (Meshuggah), Olaf Lenk (AtVance), Oliver Hartmann (Avantasia), Morgan Jensen (Swedish Erotica), Victor Ohlsson (Gathering of Kings, Saffire), Magnus Karlsson (Freefall), Andy LaRocque (King Diamond), Magnus Berglund (Arctic Rain), Stefan Lindholm (Vindictiv), Eric Rauti (Dreamland)

Contatti:

Website:https://altzi.se/

 

Lì per lì, il nome Altzi non mi diceva granché, poi indagando, ho scoperto che si trattava del cantante che ha militato nei Masterplan ed adesso nei Gathering Of Kings, la curiosità di ascoltare il disco è allora molto aumentata, avendo infatti abbastanza apprezzato i due dischi dei GoK. Il disco si compone di 14 canzoni, 4 già rilasciate in versione digitale nel 2021 e 10 totalmente inedite.

Chi ha già ascoltato i GoK avrà più o meno una idea di massima delle coordinate sonore di riferimento, ovvero un hard rock che richiama alla mia memoria certe atmosfere dei Talisman, sensazione accentuata dalla impostazione vocale a la Soto di Rick Altzi, seppur caratterizzata da un timbro più roco che aggiunge quel certo nonsoché di ruvidezza ed energia alle canzoni. Il disco si snoda tra l’alternanza tra pezzi più tirati e gli  immancabili lenti di matrice scandinava, che da anni hanno creato una vera e propria scuola. Se vogliamo trovare qualche mancanza, è da cercare nell’uso forse eccessivo degli stilemi del genere, dove si pesca a piene mani e magari la presenza di un paio di brani un po’ più deboli, che in un cd di 14 tracce potevano essere evitati. Per il resto il disco si fa ascoltare con molto piacere e la presenza di numerosi ospiti da ulteriore risalto all’opera.

Per quanto riguarda le canzoni segnalo la scoppiettante opener Point Of No Return, l’appassionata You Don’t Believe In Love e la lenta e conclusiva Where Dreams never Die. In conclusione un lavoro veramente gradevole per gli amanti dello scandi rock più energetico, ascoltate e mi direte…..

 

© 2022, Samuele Mannini. All rights reserved.

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