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Recensione

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Lalu – Paint The Sky – Recensione

25 Gennaio 2022 6 Commenti Samuele Mannini

genere: Prog Rock
anno: 2022
etichetta: Frontiers

Tracklist:

Reset To Preset
Won’t Rest Until The Heat Of The Earth Burns The Soles Of Our Feet Down To The Bone
Emotionalised
Paint The Sky (Feat. Steve Walsh)
Witness To The World
Lost In Conversation
Standing At The Gates Of Hell
The Chosen Ones
Sweet Asylum
We Are Strong
All Of The Lights
Paint The Sky (Feat. Simon Phillips)

Formazione:

Damian Wilson - Vocals
Jelly Cardarelli - Drums
Joop Wolters - Guitars & bass
Vivien Lalu - Keyboards

Ospiti:

#2, #4, #6 - Jens Johansson
#4 - Alessandro Del Vecchio
#4 - Steve Walsh
#4, #12 - Tony Franklin
#8 - Jordan Rudess
#8 - Simone Mularoni
#12 - Simon Phillips

 

Mea Culpa….io di questi Lalu non avevo mai sentito parlare, ma nemmeno per sentito dire, segno vero e proprio che non si finisce mai di imparare ed è proprio questo il divertimento di scrivere su questo sito. Detto ciò, il tastierista Vivien Lalu è in circolazione almeno da vent’anni, oltre ad essere figlio d’arte di due musicisti della scena prog fancese dei seventies; evidentemente l’allattamento ha funzionato alla grande. Alla voce di questo progetto troviamo Damian Wilson che invece mi è assai più noto, sia per le passate collaborazioni con ad esempio: Threshold, Arjen Lucassen (Ayreon) e Rick ed Adam Wakeman, sia perché attualmente è entrato nella formazione degli Arena e dato che sono un gruppo che gradisco molto, non vedo l’ora di sentirlo alla prova anche li. Se date un’ occhiata ai numerosi ospiti che vi partecipano, sono sicuro che noterete il potenziale calibro di questo disco, che infatti si dimostra di assoluto livello.

La classificazione musicale può sicuramente dirsi progressive, i richiami agli Yes o allo splendido disco uscito a nome Anderson Bruford Wakeman Howe (che non potevano usare il nome Yes), sono assolutamente evidenti, ma c’è di più. Nei ‘solchi’ di questo lavoro si vanno a toccare atmosfere sicuramente più moderne tipo qualcosa presente negli Anathema o qualche assonanza agli Opeth di Damnation, fino a qualche rimando al sofisticato pop dei Tears For Fears. Sicuramente un disco non di facile assimilazione, ma molto soddisfacente se approcciato con la giusta apertura mentale.

Le canzoni sono tutte molto articolate, francamente una analisi track by track potrebbe risultare tediosa, con l’ulteriore rischio di non riuscire comunque a rendere bene l’idea. Mi prenderò dunque la libertà di scegliere le mie favorite ed analizzarle al volo, tanto per farsi una idea di massima. L’opener Reset The Preset, serve subito a chiarire dove si andrà a parare col sound mentre Wilson ci delizia immediatamente con la sua performance vocale, rendendo il brano ancor più evocativo. La title track Paint The Sky, è presente in due versioni: la prima con ospite Steve Walsh, la seconda solo strumentale con alle pelli Simon Phillips; credo che altre parole siano superflue e che vada ascoltata ed apprezzata in entrambe le fatture. Witness To The World, è delicata ed armoniosa  ed ha il gran pregio di restare comunque sempre accessibile ed orecchiabile. Il taglio prog pop, di Lost In Conversation, è semplicemente delizioso e vediamo un po’ se vi ricorda il gruppo che ho citato sopra o sono stato semplicemente suggestionato dall’ imminente uscita del loro nuovo disco. Cito per ultima Standing At The Gates Of Hell, che comincia con atmosfere cupe e ‘Opethiane’ per districarsi in una parte degna dei Crimson King.

Il disco è veramente bello e merita sicuramente un ascolto, mentre coloro che sono in astinenza da prog. metteranno sicuramente la mano al portafogli, perché nel suo ambito siamo già davanti ad un candidato serio a disco dell’anno. Nota finale sull’artwork, assolutamente attinente e poetico ed al giorno d’oggi non è cosa da poco.

© 2022 – 2023, Samuele Mannini. All rights reserved.

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