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Recensione

70/100

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Steel Rhino – Steel Rhino – Recensione

21 Dicembre 2021 Comment Alberto Rozza

genere: Hard Rock
anno: 2021
etichetta: GMR Music

Tracklist:

1. Rhino Attack
2. 2. Arrival
3. 3. Lovin Easy
4. 4. Steel Rhino
5. 5. Bells Of Midnight
6. 6. Fire And Ice
7. 7. Ghost From The Past
8. 8. Sands of Time
9. 9. Life We Choose
10. 10. Boom Boom
11. 11. New Tomorrow

Formazione:

Herbie Langhans – Vocals
Mikael Rosengren – Drums
Pilip Vihelmsson – Guitars, Bass

Contatti:

https://steelrhinoband.com/

Facebook: https://www.facebook.com/SteelRhinoBand/

 

Per gli instancabili dell’heavy rock, un’uscita interessante è rappresentata dall’album di debutto degli svedesi Steel Rhino, band solista del batterista ex– Dirty Passion Mikael Rosengren.

Partenza che non smentisce le impressioni generali sull’album: “Rhino Attack” possiede una ritmica serrata, semplice ma efficace, un tappeto suadente e martellante in pieno stile heavy. Arriviamo alla successiva “Arrival”, che strizza l’occhio alle sonorità vocali di Accept/Udo, che della sua linearità fa il proprio punto di forza, rivelandosi coinvolgente e tutto sommato orecchiabile. Dai toni più rockeggianti, “Lovin Easy” presenta una bellissima intensità, soprattutto nel ritornello che si imprime senza troppe difficoltà nella memoria dell’ascoltatore. Arriviamo alla title track “Steel Rhino”, brano emblematico e caratterizzante per la band e per il suo stile, ovvero una dimostrazione concreta di cosa siano gli Steel Rhino. Senza troppi arzigogoli, soprattutto nel reparto chitarre, ci imbattiamo nella potentissima “Bells Of Midnight”, oscura e pestata al punto giusto. Aumentano i battiti con “Fire And Ice”, una bella e piacevolissima cavalcata metallara, sempre condita da un ritornello sempre particolarmente azzeccato e corale, vero punto a favore del pezzo e dell’album complessivamente parlando. “Ghost From The Past” prosegue sull’onda della traccia precedente, con una bellissima trama musicale farcita da una gradevole parte vocale, sempre azzeccata e coinvolgente. Epica e solenne, arriva il turno di “Sands Of Time”, quadrata e titanica, che cede il passo a “Life We Choose”, sempre tonante e dall’atmosfera crudele e tagliente. “Boom Boom” non strabilia particolarmente e apre le porte alla conclusiva “New Tomorrow”, un vero e proprio inno, solare, arioso, una degna traccia finale per un album senza troppe pretese, che ancora una volta certifica la regola del “less is more” e comunque risulta molto fruibile e globalmente piacevole.

© 2021, Alberto Rozza. All rights reserved.

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