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Recensione

79/100

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Land Of Gypsies – Land Of Gypsies – Recensione

09 Dicembre 2021 3 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

Believe
Shattered
Trouble
Give Me Love
Somewhere Down The Line
Rescue Me
Ordinary Man
Run Away
Long Summer Day
Rambling Man
Get It Right

Formazione:

Terry Ilous - Lead & backing vocals
Serge Simic - Lead and Rhythm Guitars
Fabrizio “Fab” Grossi – Bass
AJ Morra - Drums & Percussions
Eric Ragno - Hammond, Wurly & Rhodes

Ospiti:

Jeff Northrup - Additional guitars on “Somewhere Down The Line”

 

Sta per finire l’anno, ma qualche gradevole sorpresa ci si prospetta anche nel periodo natalizio. Una di queste, a mio avviso, potrebbero essere proprio i Land of Gypsies.

Questo ennesimo progetto targato Frontiers, vede coinvolti il vocalist Terry Ilous (XYZ, Great White) e Fabrizio Grossi (Supersonic Blues Machine), coadiuvati dal chitarrista Serge Simic, dal batterista Tony Morra ed Eric Ragno all’ hammond.  Come è facile intuire dai protagonisti il disco mira ad esplorare le vaste lande dell’hard blues ad ampio spettro, sapientemente guidate da un gusto per la melodia fresco e gradevole. Ovviamente nulla di innovativo, ma anzi una volontà di andare ad interpretare una solida tradizione musicale aggiungendovi un tocco di personalità, che certamente non fa difetto a musicisti di questa caratura.

I primi due singoli indicano la via. Believe, mi ricorda molto un disco da me recensito all’inizio dell’anno ovvero i Mother Road (QUI il link), tante atmosfere Badlands e tanto feeling. Shattered è più tirata e pur non cambiando matrice sonora, ha un ritornello veramente accattivante. Trouble e Give Me Love, mischiano alle atmosfere Usa inconfondibili tocchi british a la Thunder, fornendo due mid tempo gradevoli e ritmati. Somewhere Down The Line ha le potenzialità del singolo, grazie alla sua struttura lineare ed efficace e ai preziosi inserti di hammond. Rescue Me ha le stigmate della power ballad emozionale e l’interpretazione di Terry Ilous si erge alla grande in quella nostalgica atmosfera da primi Whitesnake , che pervade il pezzo. Ordinary Man scorre via senza lasciare tracce, anche se il ritornello è abbastanza catchy. Run Away è invece particolare: innesta un ritornello super easy (e mi saprete dire se non vi viene in mente Torn di Natalie Imbruglia), su un riff lento e pacato, mi sentirei di definirlo bluesy pop, ma gusti a parte il pezzo funziona. Long Summer Days è più Tyketto oriented che blues, ma la canzone è davvero molto gradevole. Si chiude di nuovo con il classico canovaccio Badlands/Whitesnake di Rambling Man e Get It Right, pezzi ordinari, ma piacevoli e canticchiabili.

In sostanza un buon disco, chi non cerca cose strane, ma un buon hard blues che accompagni i suoi momenti di relax, troverà qui pane per i propri denti. La voce di Terry è sempre in palla e all’altezza della situazione, la perizia ed il gusto degli strumentisti unite a melodie azzeccate, faranno il resto.

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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