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Recensione

78/100

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Wicked Smile – Wait For The Night – Recensione

26 Novembre 2021 2 Commenti Vittorio Mortara

genere: Hard Rock
anno: 2021
etichetta: Cargo Records

Tracklist:

01. A Date With The Devil
02. Wait For The Night
03. We Fall
04. Sign 0f Times
05. Daze of Delirium
06. Killer At Large
07. Last Goodbye
08. Love’s Got A Hold On You
09. Don’t Wait For Me
10. Stronger

Formazione:

Danny Cecati – voce
Stevie Janevski – chitarra
Dave Graham – chitarra
Glen Cave – basso
Jason Tyre – batteria

 

Questi Wicked Smile vengono dale lontane terre d’Australia. Messi su dal chitarrista Stevie Janevski, che milita anche nei The Radio Sun, si sono fatti notare l’anno scorso con l’EP “Delirium” e tornano alla carica quest’anno con il presente full lenght che, in realtà, ripropone i 4 brani dell’EP più sei composizioni nuove di zecca. Scritturati dietro le consoles nientepopodimeno che i Defiants Bruno Ravel e Paul Laine e completata la formazione con il dotato vocalist (di chiare origini italiane!) Danny Cecati, una potente sezione ritmica ed un secondo axeman, i nostri cercano di varcare i patri confini e di ritagliarsi una fetta di notorietà fra gli appassionati del genere… Ecco! Prima domanda che ti salta alla mente quando ascolti questo album: che genere fanno questi ragazzi?

A giudicare dalla prima canzone, “Date with the devil”, una sorta di hard rock quintessenziale, tipo pugno sui denti, con poche concessioni a melodie catchy… aspetta però! Chi mi ricorda quella voce? Soprattutto sugli acuti… Vabbè via con il secondo pezzo. Riffone quasi power e tempo spedito e… Accidenti, ecco chi mi ricordava la voce di Cecati! Questo è il pezzo che gli Iron Maiden avrebbero dovuto scrivere invece di impapocchiarsi con quel mappazzone dell’ultimo disco! Ottimo lavoro delle due chitarre! Resta sempre in territori NWOBHM anche “We fall” con quelle chitarre così Diamond Head che neanche il refrain accattivante riesce a dissimulare. Un arpeggio pulito introduce la doomy “Sign of times”, così oscura da poter ben figuare sul misconosciuto “Born again” dei Black Sabbath di Ian Gillian. Sorprendente! “Daze of delirium” sterza nettamente proponendo uno sleaze metal maschio ma orecchiabile, non distantissimo dai più noti Crazy Lixx. “Killer at large” non si allontana molto dai binari della precedente, anche se Danny non rinuncia ad abbaiare come Dickinson lungo strofa e bridge. “Last goodbye”, sempre grazie al timbro del cantante, assume le fattezze di un ibrido fra Helloween e Place Vendome che non dispiace. “Love’s got a hold on you” merita la palma per il ritornello di maggior presa dell’intero disco. Una delle mie preferite. Mentre, nonostante sia decisamente un appassionato di lenti, non mi fa impazzire l’acustica “Don’t wait for me”, un po’ troppo banalotta a livello di melodie. Piace invece la conclusiva “Stronger” con quel bel giro di chitarra e la voce incazzosa di Bruce… ehm, scusate, Danny che fa crescere il tasso di adrenalina ad ogni strofa.

Insomma ragazzi, questo quintetto di canguri ha le carte in regola per farsi notare. Un frontman dotatissimo, un axeman coi fiocchi, una produzione al di sopra di ogni sospetto… Secondo me devono solo riordinare un po’ le idee, amalgamare le influenze che ogni membro della band porta con sè e confezionare il prossimo disco in modo più organico rispetto a questo. Perché, se vogliamo trovare un difetto a “Wait for the night”, qui ci sono canzoni che sono parecchio distanti fra loro a livello di genere. Tanto da disorientare un po’ l’ascoltatore e impedirgli di dare un giudizio complessivo sull’album, costringendolo a scegliere se preferisce i pezzi più maideniani o quelli più skidrowiani. In ogni caso è un esordio più che degno di essere ascoltato e riascoltato!

© 2021, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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