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Recensione

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Newman – Into The Monsters Playground – Recensione

04 Novembre 2021 4 Commenti Samuele Mannini

genere: Melodic Rock/ Aor
anno: 2021
etichetta: Aor Heaven

Tracklist:

01 Start This Fire, 02 Timebomb, 03 Hurricane Sky, 04 I'll Be The One, 05 Icon, 06 Don't Come Runnin', 07 Lightning Tree, 08 Give Me Tonight, 09 The Monsters' Playground, 10 Spirit Cries, 11 Shadows Of Love, 12 This Life Alone

Formazione:

Steve Newman : Vocals, Guitar, Keyboards
Rob McEwen : Drums & Percussion

 

Tredicesimo studio album per Steve Newman ed il suo omonimo progetto oramai attivo dal lontano 1997.  Dopo la pandemia che ha sconvolto i piani di tutta l’attività live che avrebbe dovuto supportare il precedente Ignition, la decisione di sfruttare questo periodo per comporre e realizzare questo Into The Monster Playground è stata una naturale conseguenza.

Una copertina con un minaccioso uragano ci introduce queste dodici canzoni che non si discostano affatto dal trademark tipico del polistrumentista e singer britannico. Un melodic rock/Aor soffuso, che poggia su un soffice tappeto tastieristico, ma che non disdegna le sortite chitarristiche dal taglio deciso , il tutto arricchito dalla voce con un piglio deciso ed atmosfere tal taglio vagamente Survivor, non disdegnando comunque rimandi al melodic rock più moderno di impronta nord europea.

Questo disco non può e nemmeno vuole, essere quindi dedicato a chi ama sperimentazioni sonore, ma anzi rappresenta un porto sicuro per gli amanti della melodia classica e senza tempo. Prova ne sono canzoni come l’opener Start This Fire, classica canzone da apertura per scaldare l’ambiente e far capire quale sarà l’andazzo. Pregevole fattura anche per la catchy Hurricane Sky e la lenta e romantica Lightning Tree. Un vago rimando all’ hard rock degli eighties in Don’t Come Running, con le sue sonorità Silent Rage. Infine, menzione per la particolare e conclusiva This Life Alone, sempre in bilico tra la delicatezza delle tastiere e gli inserti serrati di chitarra.

Ribadisco dunque, quelli a cui piacciono queste sonorità troveranno gradevoli conferme. Personalmente, trovo che anche il livello produttivo e sonoro sia di livello superiore al predecessore, potrebbe dunque essere anche una piacevole scoperta per chi fin ora non li aveva mai presi in considerazione. Per chi invece non si trova a suo agio con questo tipo di sonorità o cerca cose che esulano dai canoni classici del genere, non sarà certamente questo disco a far mutare la loro opinione.

© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.

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