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17 Novembre 2021 3 Commenti Vittorio Mortara
genere: Class Metal/Aor
anno: 2021
etichetta: Pride & Joy
Tracklist:
01. Fighting To Live
02. One Night In Paradise
03. Hold On
04. I’m In Heaven
05. On Fire
06. Back In The Game
07. Once In A Lifetime
08. Firedance
09. Stranger In The Night
10. In The City
11. I Long To Rise
Formazione:
Emmanuel Shadyon Creis: Voce
Yvan Guillevic: Chitarra
Jorris Guilbaud: Tastiere
Dominique Braud: Basso
Walter Français: Batteria
La Francia può contare su un grosso blasone per quanto riguarda vini pregiati e cibo delizioso. Ma per quanto riguarda il rock… personalmente ricordo i Trust di Bernie Bonvoisin, resi celebri dalla cover degli Anthrax della loro “Antisocial”, i techno deathmetallers Loudblast, autori di una manciata di ottimi album negli anni 90, ed il rocker nazionale Johnny Halliday. In tempi recenti sono usciti dai patrii confini solo la bravissima Zaz, autrice di un pop folk gradevolissimo, ed il rapper Maitre Gims, del quale, personalmente, apprezzo il lavoro. E dalla Francia arrivano anche questi Heart Line, sotto contratto con la tedesca Pride & Joy. Già dalla copertina del disco si evince dove il quintetto transalpino voglia parare. La Corvette sul Sunset Boulevard mette subito le carte in chiaro: la proposta musicale dei nostri verte fondamentalmente su un Class Metal alla Dokken/XYZ più melodici con una spruzzata di Foreigner, ed il singer Emmanuel Shaydon Creis ha indubbiamente analizzato ogni tonalità ed ogni vocalizzo del maestro Don sugli album da “Under lock and Key” a “Back for the attack”. Bravo il chitarrista Yvan Guillevic, efficace nelle ritmiche e dotato di ottimo gusto negli assoli. Le tastiere sono ben presenti in ogni brano e svolgono un ottimo lavoro di edulcorazione del sound. La sezione ritmica fa il suo lavoro senza pecche e senza picchi. Non posso darvi una indicazione certa riguardo la produzione, curata da Guillevic stesso, poiché il promo in MP3 non gode di una qualità degna, ma mi pare che i suoni non siano poi così scintillanti e che la bella voce di Shaydon Creis non venga valorizzata a dovere.
Il brano di apertura “Fighting to live” riassume quanto detto finora: class metal come se piovesse, bella voce e flavour anni ’80. E si fa subito il bis col singolo “One night in paradise” piaciona dalla prima all’ultima nota! In “Hold On” il fantasma di Dokken danza allegramente fra la strofa e il refrain e quello di George Lynch ci saluta in corrispondenza dell’assolo. Atmosferiche keys introducono “I’m in heaven”, brano che si allontana un po’ dalla linea maestra, flirtando con l’AOR scandinavo dei giorni nostri. Piacevole. Così anche “On fire” pare un estratto di un qualsiasi album dei Last Autumn’s Dream. “Back in the game” è AOR un tantino anonimo, fatto salvo il breve ed esplosivo assolo di Yvan. Lo slow “Once in a lifetime” ha nel mirino “Alone again” o “Walk away” ma gli originali sono pietre miliari, difficilmente avvicinabili. Si torna al class guitar oriented con la spedita “Firedance”. I vocalizzi di Emmanuel che aprono “Stranger in the night” faranno correre qualche brivido lungo la schiena dei fan dei Dokken, così come il suo ritornello. Cosa che succederà, d’altro canto, agli adoratori dei Foreigner ascoltando “In the city” per quanto somiglia a “Waiting for a girl like you”. Non mi piace un gran che la conclusione “I long to rise”, troppo ampollosa.
Dunque. Di primo acchito questo lavoro non mi ha fatto impazzire. Però, ascoltandolo e riascoltandolo ancora, credo di averci trovato i germi per un futuro roseo della band. Diciamo che, per ora, sono un po’ troppo legati agli schemi di altre band storiche e, nel confronto, escono inevitabilmente sconfitti. Vuoi per i budget che i mostri sacri avevano a disposizione per produzione e registrazioni, vuoi perché l’amalgama dei musicisti deve ancora essere perfezionata. Però il duo Shaydon Creis/Guillevic ha assolutamente dalla sua una buona tecnica ed un grosso potenziale. Lavorando un po’ sul songwriting e migliorando la qualità dei suoni, secondo me, potremmo sentir di nuovo parlare di loro. Ed in termini decisamente positivi. Per ora godiamoci quello che di buono ci porta questo disco: una ventata di classica musica americana anni ‘80 suonata nel 2021: piacevole all’ascolto ed in grado di suscitare emozioni. Vive la France!
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