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17 Novembre 2021 3 Commenti Yuri Picasso
genere: Aor
anno: 2021
etichetta: Frontiers
Tracklist:
01. Standing On The Edge Of A Broken Dream 02. Soul To Soul 03. Captain Of Our Love 04. Evermore 05. Wild World 06. Carrie 07. Fighting For Love 08. It Don't Get Better Than This 09. There's No Tomorrow 10. When Lightning Strikes 11. Til The End Of Time 12. Leap Of Faith
Formazione:
Steve Overland (v / lg on tr. 5); Sven Larsson (g); Alessandro Del Vecchio (k); Nalle Pahlsson (b); Herman Furin (d);
Per ammissione dello stesso Steve Overland agli albori del progetto Groundbreaker, era tempo che non si ritrovava ad interpretare canzoni dal taglio così marcatamente 80’s. Band nata 3 anni fa, voluta fortemente da Serafino Perugino, Mastermind di casa Frontiers, rispetto all’esordio la line-up vede un cambio rilevante alle 6 corde; Robert Sall (Work Of Art) viene sostituito dall’altrettanto esperto Sven Larsson, ex Street Talk.
Overland rimane un fuoriclasse per timbro e capacità interpretative, stacanovista per quantità e variabilità dei progetti che lo coinvolge tutt’ora. Se con la band madre ha maggiormente virato su un suono hard blues riconducibile a dischi quali ‘Takin’ It To The Street’ e ‘Dead Man’s Shoes’, la sua carriera solista rimbalza tra le sfumature delle nostre amate sonorità, talvolta annesse al Melodic Rock (‘Contagious’) talvolta più minimali ed intimiste (‘Scandalous’), sfiorando l’Hard Rock a la Bad Company coi Lonerider, tralasciando gli innumerevoli progetti a cui ha imprestato la sua voce, esclusiva e arduamente riproponibile.
Si parte col singolo “Standing on The Edge of Broken Dream”, la quale recupera i toni frizzanti e romantici che gremivano l’album di debutto. Dopo la riuscitissima Title Track, spazio al primo vero highlight del disco: “Captain of Our Love”, suggestiva, cospicua di sentimenti, riprende la struttura di “Something Worth Fighting For” (dal debutto) riproponendone l’apice emotivo. La semi ballad “Wild World”, ammiccante ed in grado di evidenziare il gusto europeo per la scelta delle linee vocali, suona come un eccellente outtake di ‘Indiscreet’. Strepitosa la ritmica di “Carrie” scandita dal cantato immediato e dall’ennesimo assolo di chitarra sontuoso che si congiungono in un brano che avrebbe meritato di uscire come singolo. “There’s No Tomorrow” apre con un giro di tastiera aggressivo ed immediato che tanto, troppo ricorda “Can’t Turn It Off” di Micheal Bolton, sviluppandolo oltre ogni perplessità in modo personale. Ancora FM era ‘Though It Out ’con le finali ed ispirate “When Lighting Strikes” (assolo Stupendo !) e “Til The End Of Time”, qualitativamente superiori alla media di due qualunque brani posti in chiusura di un qualunque disco uscito quest’anno.
A conti fatti strofe e ritornelli vincenti non vengono meno come alcune scelte armoniche talvolta prevedibili ma azzeccate, idonee allo scopo del disco. Non ci sono veri e propri filler e laddove il livello del songwriting cala, ci pensa Steve Overland a riportare il brano in binari adeguati. Un applauso al lavoro svolto da Sven Larrson nel riempire di tonalità ogni dipinto presente all’interno della scaletta. Rispetto all’esordio da evidenziare un passo avanti nella produzione e un songwriting maggiormente coeso che rendono il disco più omogeneo dopo ripetuti ascolti e ricco di sfumature da scovare. Tralasciando attributi approssimativi con cui bolliamo molte uscite discografiche, alcuni progetti nati negli ultimi anni in campo AOR risultano essere superflui, inutili o quasi, lasciando non pochi dubbi sulla bontà dei propositi.
Groundbreaker e questo ‘Soul To Soul’ NON appartengono alla categoria sopracitata e mostrano quanto sia realizzabile scrivere musica di qualità oggi con una mano rivolta al futuro e l’altra tendente al passato.
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