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Osukaru – Starbound – Recensione

18 Ottobre 2021 4 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Rock
anno: 2021
etichetta: Aor Heaven

Tracklist:

01. Starbound, 02. Rise of the Underdog, 03. Tainted Heart, 04. Somewhere Sometime Somehow, 05. Joker (In the House of Cards), 06. Go For the Legends, 07. Shut It Out, 08. On the Streets Again, 09. Within the Depths of Love, 10. All Up

Formazione:

Oz Hawe Petersson – Rhythm & lead guitar, backing vocals
Fredrik Werner – Lead vocals, lead & rhythm guitar
Olof Gadd – Bass, backing vocals
CD – Drums, percussion

 

Sarò sincero; prima di addentrarmi nella recensione del presente “Starbound” conoscevo pressoché nulla di Osukaru band. Mettermi all’ascolto del loro ultimo album è stato come buttarsi inconsciamente col paracadute. Premesse a parte, sono passati tre anni dal precedente “House of Mirrors” e Oz, in arte, Osukaru è saldamente al timone del suo gruppo, accompagnato da Olof Gadd al basso, dalla voce+chitarra di Fredrik Werner e dal neoentrato CD alla batteria, in sostituzione di Vidar Mårtensson. “Starbound” esce per Aor Heaven e si fa notare per la cover chiara di sfondo ma poco chiara nel suo appeal (fa molto film, tipo “La storia infinita”).

Si parte con la title-track e “Rise of the underdog”, due canzoni che sono devote alle uscite discografiche di fine anni ’80 del connazionale Yngwie J.Malmsteen, virtuosismi chitarristici a parte. Primo singolo rilasciato “Tainted love” che ha una ottima struttura, bridge+chorus, ma che convince parzialmente nelle parti alte del cantato, mentre il secondo estratto “Shut it out” si fa notare per il bel lavoro alla chitarra di Oz. Caliamo gli assi o meglio il jollly con “Joker (in the house of cards)”, “Somewhere, Sometime, Somehow” e “On the streets again”; canzoni che sbancano in questa release. La prima ha un ritornello ritmato, la seconda è un mid-tempo che ha quel giusto mix di melodia e deja-vu, condito dalla breve ma preziosa presenza al sax di Mark Holden dei Boulevard, mentre la terza traccia ci sazia le orecchie col suo bel refrain assieme ad un intrigante giro funky alla chitarra. “Go for the legends” è infarcita di tastiere e cori sparsi come la conclusiva “All up” che ha però alcuni acuti finali quantomeno forzati. Poteva mancare una ballad? No. Presente la piacevole “Within the depths love”, semplice ma che, a proposito di carte, sta nel mazzo.

Conclusioni: Non sarà emozionante come una caduta col paracadute, ma l’ascolto di “Starbound” è stato un gradevole salto nel buio. Al prossimo lancio.

© 2021, Giulio Burato. All rights reserved.

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