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19 Settembre 2021 2 Commenti Samuele Mannini
genere: Hard rock
anno: 1989
etichetta: Epic
ristampe: Bad Reputation 2010
Tracklist:
PARIS CALLING
SHAKE FOR ME
SOMEBODY'S FALLING
BAD FOR EACH OTHER
PASSION TO ASHES
SPELLBOUND
GET SOME STRANGE
WHY SHOULD I BELIEVE
READY OR NOT
THE CHAIN
Formazione:
Richard Black: vocals
Spencer Sercombe: guitars, backing vocals
Chris Heilmann: bass, backing vocals
Greg Ellis: drums, percussion
Sono passati molti anni da quando Richard Black, leader degli Shark Island, era il Re della Strip di L.A. ed a seguito della stampa del loro primo album autoprodotto S’cool Bus facevano live ogni sera. Per prima cosa scordatevi di recuperare il debutto perché esiste solo su vinile impot dagli Usa e costa un rene, secondo rimarrete forse stupiti che una band rimasta tutto sommato nell’underground avesse un seguito di un certo tipo. Ai loro concerti infatti si narra che fossero spesso presenti membri di altri act ben più celebri fra i quali i Ratt, Skid Row ed udite udite un giovane Axl Rose che, sempre secondo la leggenda, pare abbia ispirato molte delle proprie posture live proprio pescando dal buon Richard. Insomma Gli Shark Island ai tempi d’oro avevano un nome di un certo pregio nella scena losangelina che si apprestava a sferrare i suoi colpi migliori proprio in quegli anni.
Naturalmente nella storia della band non mancano di certo le varie beghe contrattuali con le major dei tempi, in primis la A&M, che voleva mettere sotto contratto Richard Black come solista, dopo varie vicissitudini si arriva quindi alla Epic, che consente a questo album di vedere la luce, salvo poi non curarsi affatto della promozione , cosa molto di moda a quei tempi (chiediamoci poi come mai pur con fior fiori di band in giro, l’hard rock sia andato incontro al declino).
Comunque sia, questo Law Of The Order, è un lavoro che si colloca perfettamente nella sua epoca, costantemente in bilico tra l’hard rock “da classifica” ed il class metal più muscolare. La partecipazione al songwriting di Jack Ponti conferisce la classica attitudine catchy al disco, anche se a mio giudizio è forse meno condizionante rispetto ad altre collaborazioni, vedi ad esempio i Baton Rouge. Probabilmente è proprio il timbro vocale del buon Black , ruvido e graffiante, ad indurire un po’ il sound e a rendere meno smielati anche i pezzi più soft; fatto sta che il disco avrebbe le caratteristiche per piacere un po’ a tutti, ma in un’epoca di schieramenti ideologici ( vi ricordate le mazzate che volavano tra thrashers e glamsters ?), forse non fu un vantaggio commerciale.
Tra i pezzi più riusciti vorrei citare la potenziale hit ( ed unico video passato anche su videomusic) Paris Calling col suo irresistibile refrain, la scatenata Shake For Me e l’azzeccato mid tempo Somebody’s Falling che vede come co autore Dave Sabo. Per le orecchie abituate a sonorità più robuste consiglio la quasi Heavy Passion To Ashes. I più romantici troveranno pane per i loro denti nella power ballad Why Should I Believe, intensa e passionale. Interessante , almeno a mio parere, il rifacimento in chiave hard del pezzo dei Fleetwood Mac The Chain.
Come ampiamente anticipato il disco non ebbe successo e dopo l’esperienza nel raffazzonato progetto Contraband il gruppo si sciolse per poi ritornare con due album rispettivamente nel 2006 e 2019 con coordinate sonore abbastanza diverse, ma a mio gusto, comunque da ascoltare. Per i nostalgici della golden era invece non resta che accaparrarsi questa chicca e crogiolarsi cantando a squarciagola l’evertiaiaiaime di Paris Calling.
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