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11 Agosto 2021 7 Commenti Vittorio Mortara
genere: Hard rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers
Tracklist:
Coming For You
Bring It All Home To Me
Breakout
Hard To Make It Easy
Can’t Afford A Hero
Cold As December
Dance
The Hardest Road
Monkey
A Lucky Man
Tomorrow
Formazione:
Jack Blades - Bass and Vocals
Kelly Keagy - Drums and Vocals
Brad Gillis - Guitars
Eric Levy - Keyboards
Keri Kelli – Guitars
Di Max Giorgi e Vittorio Mortara
Un nuovo disco dei Night Ranger rappresenta per noi appassionati un evento molto atteso. Le aspettative salgono, i ricordi ritornano a galla, le gambe tremano… e nessuno vuole farne la recensione! Motivo: siamo tutti molto (troppo?) legati all’epoca d’oro, alle varie Sister Christian, When you close your eyes, Goodbye e via discorrendo. E a tutti gli ultimi 2/3 album sono piaciuti pochino. Meglio, magari, la fase “giapponese” dei nostri, un po’ più mainstream ma curata ed eseguita alla perfezione. Insomma, affrontare e giudicare questo ATBPO non è, oggettivamente, il più facile dei compiti. Così i vostri redattori torinesi, Max e Vittorio, hanno pensato di unire le forze, discutendone in una calda sera d’estate davanti a un paio di birre ed un po’ di carne alla brace, nonché degli squisiti cantucci fatti da Max con le sue sante manine.
Il primo ascolto di quest’album, ragazzi, è stato disastroso: raffinatezza degli arrangiamenti, cori mai banali e funambolismo strumentale sembravano essersi persi in uno stile molto simile ai lavori più recenti, permeato di un sound fortemente legato al root rock americano, quello che ancora non si è completamente affrancato dal blues, dalla struttura sempliciotta ed un po’ grezza tanto di moda soprattutto negli stati del sud. Non un pezzo che faccia sobbalzare dalla sedia o ti faccia rizzare la peluria alla base del collo. Ok, sono i Night Ranger. Non si possono liquidare così. Andiamo con un altro ascolto. E poi un altro e un altro ancora…
E così scopriamo che l’opener “Coming for you”, banalotta e poco incisiva, contribuisce in larga parte a predisporti male per l’ascolto del resto dell’album. E infatti, al primo giro, non ti accorgi che “Bring it all home to me” sembra uno degli estratti meno tastierosi di “Big Life” e che l’intonazione particolare di Jack Blades non è cambiata poi un granchè negli ultimi 30 anni. Il singolo “Breakout”, pezzo preferito di Max, invece è proprio una bella canzone: fuori moda finchè si vuole, ma efficace. Per non parlare del triplo assolo firmato Gillis/Kelli/Gillis che spacca veramente! La bluesata “Hard to make it easy” non sarebbe dispiaciuta al David Lee Roth reduce dai Van Halen, ma, francamente, non te la aspetteresti in un lavoro di Keagy e soci. I lenti, a Vittorio, piacciono quasi tutti. Quindi “Can’t afford a hero” è subito diventata la sua preferita. Semplice ed un po’ triste, con un testo piacevole. Non ai livelli delle ballad classiche della band, ma bella! “Cold as december” fa della melodia il suo cavallo di battaglia, sia a livello vocale sia chitarristicamente parlando. Il pezzo seguente non è una cover di “We will rock you” come si sarebbe portati a pensare dall’attacco della batteria. Si tratta di “Dance”, un bel pezzo. Il più AOR-oso e con il refrain più marpione dell’intero disco. Il secondo lento “The hardest road” comincia secondo la migliore tradizione del gruppo: tastiere, acustica e la voce di Keagy. Il brano si snoda su una melodia rilassata, forse troppo, e manca un po’ a livello di emozionalità in corrispondenza del ritornello. Un rockaccio sporco sta invece alla base di “Monkey”, un pezzo non ispiratissimo che però viene tenuto a galla dall’assolo al fulmicotone! Ancora profumo di southern si può assaporare in “Lucky man”, orecchiabilissima, anche se poco Night Ranger. Chiusura del lavoro affidata a “Tomorrow”, una canzone che definiremmo perfettamente a cavallo fra la fase classica e quella recente dei nostri: semplice ma dalla melodia vincente.
Allora, questo nuovo Night Ranger è bello o non è bello? Sicuramente in redazione ha acceso le discussioni fra detrattori e sostenitori! Persino tra noi due che vi stiamo scrivendo queste righe non c’è una perfetta identità di giudizio. Però ci sono alcuni innegabili dati di fatto. Primo fra tutti il livello dei suoni e della produzione, nettamente più elevato rispetto ai gruppi minori usciti negli ultimi tempi. E’ evidente che l’etichetta ha investito un budget non indifferente per una tra le teste di serie della propria scuderia. Poi la classe e l’esperienza dei musicisti coinvolti, anche se, in passato, la bella voce di Kelly Keagy è stata sfruttata di più ed in maniera più efficace. Gillis è sempre uno dei migliori chitarristi nel genere, e anche in questo ATBPO lo dimostra in più di una occasione. Piuttosto limitato, per contro, l’apporto di Keri Kelli. La direzione musicale intrapresa a livello compositivo da qualche uscita a questa parte, invece, a qualcuno piace e ad altri no. Sicuramente è piuttosto distante dai classici di fine ’80 e non vi è dubbio che sia molto ma molto meno orecchiabile. Paradossalmente riprende più quanto espresso dai Damn Yankees che non la tradizione storica dei nostri. Ma altrettanto certamente un album dei Night Ranger non può essere lasciato sugli scaffali: bisogna averlo! Quindi buon ascolto ed a voi il giudizio definitivo. Noi torniamo ai nostri cantucci ed al nostro marsala…
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