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Strÿkenine – Strÿkenine I – Recensione

23 Giugno 2021 Comment Giulio Burato

genere: Melodic Rock
anno: 2021
etichetta: Pride and Joy

Tracklist:

1. Once And For All, 2. All About Us, 3. Toxic, 4. Live And Die, 5. Fool For Love, 6. Religion, 7. Falling
Down, 8. Hold On To You, 9. Better Believe It, 10. All I Need, 11. Alive

Formazione:

Jacob Petäjämaa: voce
Henrik Remesaho: batteria
Tony Bakirciouglu: basso
Andi Sarandopoulos: chitarra
Alex Zackrisson: chitarra
Patrik Törnblom e Passi Oksman: tastiere

 

Al recente Eurovision ha meritatamente trionfato una rock band italiana, dal nome atipico, danese,
Maneskin (chiaro di luna); nei successivi giorni all’evento, mi sono imbattuto nella promo di una nuova band
svedese, dal nome altrettanto atipico, Stykenine, di cui sto ancora cercando il reale significato, sponsorizzata
come la nuova sensazione del rock scandinavo.
Fatta una dovuta citazione ai nostri connazionali e fatto il parallelismo tra i nomi nordici delle due giovani
realtà musicali, entro nel merito di “I”, titolo semplice del primo album dei Strykenine.
L’aggettivo atipico calza a pennello anche per descrivere la proposta musicale e la produzione di questo
album che si discosta, in maniera netta, con la massa di uscite discografiche in ambito melodic-rock del nord
Europa. Siamo vicini ad un class metal di stampo Dokken/XYZ con un po’ di AOR scandinavo tipo 220 Volt. I
suoni non sono pomposi, le tastiere entrano in scena senza invadere, si notano diversi cambi di ritmo e le
chitarre graffiano fino a quando la particolare voce di Jacob Petäjämaa prende la scena, diventando croce e
delizia, in quanto si ostina ad usare tonalità alte che alla lunga diventano difficili da digerire.
“Once and for all” è il primo singolo, posto a inizio scaletta, che, a livello chitarristico, può essere l’alter-ego
di “Dr.Love” degli Hardline. Il lavoro al basso di Tony Bakirciouglu in “Toxic” fa venire in mente gli Skid Row
degli albori. “All I Need” si apre come una semi-ballad ma si chiude in crescendo, diventato un ibrido difficile
da classificare. Su “All about Us” e “Religion” c’è una grande presenza delle chitarre di Andi Sarandopoulos e
Alex Zackrisson, mentre in “Falling down” sono le tastiere a farla da padrone. La coralità di “Better believe”
esce dagli schemi dominanti del cantato di Jacob mentre “Live and die” si candida ad essere uno dei
prossimi singoli grazie ad un ritornello azzeccato. Tirando le somme, manca però una killer-song che innalzi
il livello della release. Buona la produzione.

Conclusioni:
“I” è un diamante grezzo che deve essere lavorato. Scorre senza trovare delle vette “sensazionali” (descritte
in presentazione) ma fa trasparire delle buone idee tecniche e negli arrangiamenti. I giovani Strykenine
hanno potenzialità e un frontman dotato di un’estensione vocale notevole, ma che dovrà imparare a
modulare per non essere stucchevole.

© 2021, Giulio Burato. All rights reserved.

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