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Recensione

85/100

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Kent Hilli – The Rumble – Recensione

21 Giugno 2021 17 Commenti Yuri Picasso

genere: Aor
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. The Rumble (Never Say Die) 02. Cold 03. All For Love 04. I Can’t Wait 05. Don’t Say It’s Forever 06. Miss Up To No Good 07. Heaven Can Wait 08. Does It Feel Like Love 09. Love Can Last Forever 10. Never Be Mine 11. Still In Love

Formazione:

Kent Hilli – Lead vocals and backing vocals
Michael Palace – All instrumentation and backing vocals

Contatti:

https://www.facebook.com/kenthilli

 

A cura di Yuri Picasso e Giulio Burato

E’ difficoltoso e nel futuro lo sarà sempre un poco di più provare emozioni (nuove ?) durante l’ascolto di dischi che ricalcano più o meno fedelmente sonorità nate quasi 40 anni fa, che hanno raggiunto il loro apice nei 10 anni successivi e che sono state riproposte e rivisitate negli anni a seguire più o meno costantemente fino ad oggi .

Lasciata alle spalle la carriera da calciatore, lo svedese Kent Hilli si è unito ai Perfect Plan nel 2014 con i quali ha prodotto due ottimi album e arriva oggi al debutto solista. Se con la band madre le coordinate si muovono maggiormente su un rock melodico di matrice scandinava, in quest’opera prima l’ago della bilancia si colloca, maggiormente ma non esclusivamente, in territori cari ai Giant e ai Survivor con qualche incursione a volte nel Gospel (“Heaven Can Wait”) a volte sforando nei confini del blues (“Miss Up To No Good”). Ha senso riproporre una formula consolidata e abusata oggigiorno ?Se alla base il songwriting è tanto derivativo quanto valido e si è dotati di una voce fuori dal comune, la risposta è si.

Autore in solitaria di tutti i brani presenti in scaletta a parte 4 coscritti coi vari Alessandro Del Vecchio, Pete Alpenborg e Tina Hilli (sorella di Kent), il disco vede coprotagonista Michael Palace, in fase di produzione e interprete su ogni singolo strumento.

Gli episodi migliori sono quelli che traggono ispirazione dal songbook delle band di Jimi Jamison e Dann Huff. “Love Can Last Forever” sembra un outtake di “Time To Burn”, idem “Still In Love”; power ballad dal potenziale davvero elevato. Tra i lenti la già citata “Heaven Can Wait” possiede un suo fascino ed è testimone di come Pianoforte e Voce siano un binomio sempreverde anche nell’era moderna offuscata da trap ed elettronica. Quando si mostrano i muscoli il risultato rimane altrettanto valido. Con la title track ritorniamo ai tempi di “Vital Signs”, mentre se Silvester Stallone avesse bisogno di un pezzo per un nuovo capitolo di Creed, potrebbe chiedere al cantante svedere “Cold”. Il neo è la mancanza di colpi di scena negli arrangiamenti, a volte eccessivamente prevedibili, non che il genere lo richieda, ma uno sforzo maggiore sotto il punto di vista dell’estetica avrebbe reso il prodotto finale più personale.

La Voce di Kent rimane un valore aggiunto assoluto, in grado di brillare di luce propria. Unito a un songwriting ispirato e tradizionale come il più classico dell’AOR richiede, saranno in grado di dispensare emozioni durante l’estate oramai prossima.

© 2021, Yuri Picasso. All rights reserved.

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