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Sunbomb – Evil And Divine – Recensione

27 Maggio 2021 2 Commenti Alberto Rozza

genere: Heavy Metal
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Life
2. Take Me Away
3. Better End
4. No Tomorrows
5. Born To Win
6. Evil And Divine
7. Been Said And Done
8. Stronger Than Before
9. Story Of The Blind
10. World Gone Wrong
11. They Fought

Formazione:

Tracii Guns - Guitars
Michael Sweet - Vocals
Adam Hamilton - Drums
Mitch Davis – Bass

Ospiti:

Johnny Martin - Bass

 

Nuova uscita per la superband statunitense Sunbomb, composta da nomi altisonanti della scena hard e heavy anni ’80 come Tracii Guns e Michael Sweet, che propongono un heavy metal tosto e ispirato ai grandi del passato, come Judas Priest e Black Sabbath.

Partenza tonante, martellante, sfrenata sulle note di “Life”, che subito ci permette di riconoscere il classico timbro vocale di Sweet e una struttura ritmica serrata e spietata. “Take Me Away” richiama in modo preponderante l’universo doom, con ampie citazioni musicali ai Sabbath, dimostrandosi un brano retrò ma complessivamente godibile. Arriviamo all’inno “Better End”, pestato, corale e genuino, una vera bomba heavy, dalle ottime dinamiche, sia vocali che strumentali. Andiamo ancora a bussare la porta al metal britannico con “No Tomorrows”, corposa e cadenzata, dai fraseggi chitarristici canonici, quasi uno “stereotipo suonante”, ma comunque gradevolissimo nella sua trama poderosa. Con “Born To Win” andiamo a mischiare sonorità puramente hard rock anni ’70 con alcune più metallare, trovando una quadra tutto sommato azzeccata e conturbante. Giungiamo alla title track “Evil And Divine”, evocativa, ambivalente, deliziosa: un heavy metal duro e cruento, dalla vocalità riuscitissima, di impatto micidiale, incastonata in una trama musicale mostruosa e a moto perpetuo. Arriva, dopo tanto metallo, il momento della ballad “Been Said And Done”, molto intensa e riflessiva, un attimo di tregua necessario e oggettivamente ben riuscito. Parti chitarristiche sempre all’altezza su tutte le tracce, fatto rimarcato anche su “Stronger Than Before”, che attestano senza dubbio un Tracii Guns in forma. Passano veloci e senza grande sconvolgimento “Story Of The Blind”, dal piglio classico e quadrato, e “World Gone Wrong”, ancora dal sentore doom, pesante e titanico. Chiudiamo i giochi sulle maideniane note di “They Fought”, dove troviamo la collaborazione di Johnny Martin degli L.A. Guns al basso, ultimo atto di un album ben fatto, interessante ma a tratti veramente troppo simile per sonorità e atmosfere ai grandi nomi del passato, quasi un tributo prestigioso al glorioso metal britannico.

© 2021, Alberto Rozza. All rights reserved.

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