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Save The World – Two – Recensione

12 Maggio 2021 12 Commenti Vittorio Mortara

genere: Aor
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Camera Obscura
2. Bones
3. Miss Muse
4. Defenders Of The Faith
5. Daphne Blue
6. When Amanda Hits The Stage
7. Man On An Island
8. Longer
9. Denslow Park
10. Automaton
11. Illuminati
12. Who's That Girl

Formazione:

Dan Tracey – Voce, chitarra, tastiere, percussioni
Robert Wright – Batteria, basso, tastiere, cori

 

Ma chi sono questi Save The World? A parte la militanza di Dan Tracey nella band di Alan Parson in qualità di cantante e chitarrista, la bio parla della partecipazione dello stesso alla composizione delle colonne sonore di svariati film e serie televisive. Così come cita la presenza di Robert Wright in innumerevoli album country come polistrumentista e songwriter, in pratica, però, non fornisce alcun riferimento specifico sulle produzioni né del primo né del secondo. Per cui, per chi scrive, l’unica traccia tangibile dei nostri eroi resta il precedente lavoro, intitolato semplicemente “One”, un ottimo disco di AOR piuttosto catchy.

I due personaggi, entrambi nativi di Springfield, hanno sempre sostenuto che il loro progetto altro non fosse se non l’espressione concreta dei loro gusti musicali: un’insieme di canzoni facili ed emozionanti da sparare a manetta in macchina con i finestrini abbassati durante un viaggio lungo le highway a stelle e strisce… E, per quanto mi riguarda, l’obiettivo è stato pienamente centrato sia con il primo che con questo secondo disco!
Il genere proposto è un AOR fortemente americano, con pesanti influenze westcoast e con qualche canzone atipica che rende più variegato il tutto, pur suonando, almeno a mio giudizio, un po’ fuori posto.

Dal punto di vista tecnico i nostri sono più che adeguati, anche se non possono definirsi dei funamboli in nessuno degli strumenti. La voce di Tracey, non particolarmente estesa o caratterizzata, segue però alla perfezione il dipanarsi delle melodie senza una sbavatura e, in fin dei conti, risulta perfetta. Solo accettabile, invece, il lavoro di Wright in sede di mixaggio e produzione: siamo parecchio lontani dalle migliori realizzazioni del momento.
“Camera obscura” apre le danze in modo spiazzante: movimenti prog dominati da un cantato piuttosto orecchiabile si snodano fra intrecci di chitarra e tastiere. Ottima la sezione ritmica. Decisamente più chitarrosa e lineare, “Bones” ci ammalia con un pregevole stacco centrale seguito da un semplice assolo a due dal bell’effetto. Il tutto profuma vagamente di Boston. Il riff di chitarra e tastiere di “Miss muse” fa accapponare la pelle per quanto ricorda la golden era dell’AOR americano. Quando poi arriva il ruffianissimo refrain l’emozione tocca il culmine! Bellissima canzone! “Defender of the faith” non smentisce il suo titolo ed è decisamente più maschia e hard, pur conservando una innata vocazione melodica. Le hooklines della ballata “Daphne blue”, dai forti accenti pop, richiamano non poco i primi Nelson. Quindi con “When Amanda hits the stage” ci trasferiamo al volo sulla westcoast, grazie ad un ritmo sinuoso e cori in primissimo piano. Non scendete dalla Mustang cabrio virtuale sulla quale siete saliti, perché “Man on an island” è una bella canzone da spiaggia, come solo i maestri REO Speedwagon sapevano scrivere! Divertimento allo stato primordiale! Ed eccoci a “Longer”, classico lento strappalacrime la cui melodia senza tempo ha conquistato il mio cuore al primo ascolto. Testo tanto semplice quanto azzeccato. Cori da urlo. Stupendo. Scusate, ma i lenti sono la mia passione, ormai dovreste saperlo… Il tempo di ricompormi e vi presento “Denslow park” interessante commistione di Nelson, Cheap Trick e Boston di assoluta efficacia. “Automatron” ricorda ancora molto da vicino gli autori di “More than a feeling” grazie a veri e propri tappeti di voci che creano un effetto spaziale, accentuato dall’assolo di synth. “Illuminati è a mio avviso il brano meno riuscito dell’album. Troppo tendente all’epico, decisamente fuori contesto. Lasciamo che i Ten facciano i Ten… Per fortuna che “Who’s that girl” non è una cover di Madonna e ci riconcilia con i nostri grazie a un semplice rock’n’roll spedito e senza fronzoli.

Bene, il viaggio in cabriolet su e giù per gli USA si conclude qui. Scendiamo spettinati e felici, già pensando a dove andare la prossima volta, con il sorriso sulle labbra e un gradevole senso di soddisfazione. Bravi Save The World. Fatta eccezione per un paio di pezzi, avete mantenuto la promessa. L’album è perfetto per il fine dichiarato: farci divertire. Consigliatissimo!

© 2021, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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